Il grande business della marijuana: ecco dove sono i campi dei narcos italiani

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La più potente organizzazione criminale italiana, la ‘ndrangheta, è anche il primo coltivatore di canapa indiana. Un terzo della marijuana e dell’hashish made in Italy, dicono i sequestri di polizia realizzati, è prodotto in Calabria. Nella provincia di Vibo Valentia, che ha solo 163 mila abitanti e comprende cinquanta comuni in tutto, nel 2015 sono state individuate e distrutte 15.519 piante di canapa, a Reggio Calabria 13.132. Sono i due picchi italiani.
Il report mensile della Direzione centrale dei servizi antidroga racconta che, solo nella provincia di Reggio, lo scorso aprile carabinieri, polizia e finanza hanno sradicato 670 piante. Seicentosettanta in un mese. Sulla coltivazione della canapa indiana in Aspromonte si è creata una collaudata economia di scala che segue lo schema messo a punto per i sequestri di persona: si coinvolge, facendolo lavorare, il territorio. C’è chi individua i campi adatti, e sufficientemente nascosti, chi si occupa dell’irrigazione (a goccia, più difficile da individuare). Chi sorveglia, chi trasporta il prodotto raffinato sui mercati urbani. La manovalanza è tutta calabrese. Per investigare in questi territori i carabinieri devono calarsi di notte dagli elicotteri, a chilometri di distanza dai luoghi individuati, e poi raggiungerli con marce rapide e silenziose.
Le piantagioni avvistate – spesso con i droni – e poi abbattute sono il venti per cento del coltivato reale, un quinto. Tuttavia, diverse operazioni delle ultime stagioni hanno smantellato gruppi criminali piccolo-medi, tanto che l’esplosione dei sequestri giudiziari del 2012 – oltre quattro milioni di piante – si è fortemente ridimensionata scendendo a 122 mila nel 2014 e collocandosi a quota 138 mila l’anno scorso. A Filogaso, siamo sempre in provincia di Vibo, duemila piante avrebbero prodotto una tonnellata di marijuana l’anno: distrutte. Terreni larghi come due campi di calcio destinati alla canapa sono stati scoperti a Platì e Martone, nel Reggino. A Santo Stefano in Aspromonte, in alta montagna, e a Natile di Careri.
In Calabria, ma anche in Sicilia e in Sardegna, si produce la migliore erba italiana, oggi paragonabile a quella albanese mentre “l’olandese” possiede un principio attivo quattro volte superiore. Marijuana e hashish valgono da sole metà del mercato clandestino italiano delle droghe. E la canapa a chilometro zero, abbattendo il costo di trasporto, finisce sul mercato a 7 euro il grammo quando il “marocchino” è sugli 8-9 euro. Una solo pianta ne vale 400.
La seconda terra della marijuana autoctona è la Sicilia, dove è stato ucciso – nella notte tra martedì e mercoledì, nelle campagne di Marsala – il maresciallo capo Silvio Mirarchi. L’anno scorso nella regione sono state eradicate 23.984 piante. La riconversione agricola a canapa si è sviluppata, per esempio, nel Ragusano. Nel Catanese le aree calde sono attorno a contrada Palma. L’ultimo sequestro nel Trapanese, a Calatafimi Segesta, valeva 35 milioni di euro. L’allevatore che cresceva la canapa tra gli ulivi e il mais ai carabinieri ha detto: “Credevo fossero piante aromatiche “. Tra le contrade Ciavolo e Ventrischi, il luogo dell’agguato al carabiniere, le piante erano in serra, ma nel resto della Sicilia è facile trovare campi a cielo aperto. E queste stagioni, calde anche d’inverno, regalano fino a sei raccolti l’anno.
Al Sud, ecco, si certifica il 68 per cento dei sequestri. Nel quadrilatero tra Castellammare di Stabia, Gragnano, Casola di Napoli e Lettere venti tonnellate nel solo 2015. Per entrare nella Giamaica alle porte di Napoli il Decimo battaglione Campania e gli esperti del Club alpino hanno avanzato machete in mano individuando, alla fine, cinque piantagioni su terreno demaniale: impossibile avvistarle dall’alto. Piante alte quattro metri erano protette da sistemi d’allarme: fili rasoterra con campanelli appesi. I semi, imarijleros dei Monti Lattari, li avevano avuti dai capibastone d’area.
La Toscana mostra una singolare diffusione della cannabis, in particolare nelle province di Massa e Prato, terza per sequestri. La piccola Savona registra interventi giudiziari cinquanta volte superiori rispetto alla vicina Genova, Bergamo il doppio di Milano. A Roma, 3.292 piante distrutte nel 2015, il vivaio di riferimento era sotto terra, tra il Quadraro e Tor Pignattara: un sotterraneo lungo un chilometro che seguiva la vecchia linea metropolitana lambendo una sede di Banca Italia.
La terra migliore per far crescere la marijuana (dalla pianta della canapa) e dell’hashish (dalla sua resina) resta la Sardegna. Suolo con buone capacità nutritive, temperature medie tra i 19 e i 25 gradi, umidità alta. La canapa, oggi, viene coltivata nei terrazzi delle case dell’Oristanese, negli orti, nei giardini, in anfratti protetti, con piantine messe a dimora in filari, sorrette da steli di ferro e spago per farle crescere diritte. Nel Nuorese, l’Ogliastra in particolare, “le condizioni climatiche ne rendono facile la coltivazione con ottima resa e qualità in termini di principio attivo”, ha spiegato Mauro Ballero, direttore dell’Orto botanico dell’Università di Cagliari. In provincia di Nuoro i sequestri, nel 2015, sono stati 8.600.
Repubblica
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