Sexcetera. Sessualità: tra consapevolezza e pregiudizio. L’angolo della dott.ssa Rossetti

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Il discorso sulla  sessualità racchiude sempre la persona nella sua interezza. Perché tutto il nostro modo di essere è permeato dalla sessualità, che non si esprime solo con l’atto sessuale ma rispecchia caratteristiche in parte biologiche  e  in parte socio-culturali.

Perché quando nasciamo è come se ci immergessimo in un mare, dato dalla cultura, usi e costumi dell’epoca e del luogo in cui c’è capitato di nascere, in cui sguazziamo come un pesce nell’acqua e in cui facciamo tutte le esperienze.

La cultura, i condizionamenti e i ruoli che la società  in cui si vive propone, insieme ai vissuti e  alle esperienze di ogni singolo individuo determinano  l’unicità di ognuno.

Ma, se ogni persona è unica (nel corpo, gusti, sentimenti,  personalità) è logico che abbia un modello sessuale caratteristico e ciò determina il suo particolare approccio alla sessualità così come ad altri aspetti della sua esistenza. Per tale motivo alla funzione sessuale, come pure al concetto di normalità sessuale, bisogna applicare necessariamente la nozione di relativismo. Non è possibile parlare obiettivamente del funzionamento sessuale, come per altre funzioni biologiche, perché gli aspetti soggettivi possono stimolare per uno stesso evento, reazioni ben differenti di piacere intenso o limitato o persino dolore e questo persino nello stesso soggetto, magari in momenti differenti.

Ecco perché non si può considerare il sesso un corollario ma un elemento fondamentale della vita dell’essere umano e avere una sessualità sana e soddisfacente è un diritto universale che va tutelato dalla legge.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), considera la sessualità, un “aspetto centrale dell’essere umano per tutta la sua vita” inglobando nella definizione non solo il sesso e la riproduzione ma anche l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità. Ritiene che la sessualità sia influenzata non solo da fattori biologici, psicologici e culturali ma anche economici, politici, sociali, etici, giuridici, storici, religiosi e spirituali.

Il concetto di salute sessuale, secondo l’OMS, non deve avere una connotazione negativa ma positiva e pertanto la salute sessuale  non è la semplice “assenza di malattia, disfunzione o infermità” ma uno “stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale”.

Quest’approccio, positivo implica rispetto e diritti: il rispetto nei confronti della sessualità di ognuno e il diritto di vivere esperienze che diano piacere ma che siano anche prive di rischi, libere da coercizione, discriminazione e violenza.

Secondo l’OMS, i diritti sessuali rientrano nella categoria dei diritti dell’uomo fondamentali e universali. Ciò nonostante, la sfera della sessualità, bene così intimo e prezioso, viene ancora socialmente molto maltrattata.

Il fatto è che il concetto di sessualità, quale parte integrante del benessere psicofisico e dei bisogni delle persone, non è ancora socialmente percepito e oggi si sconta la pressione di tabù sociali vecchi e nuovi.

Certamente la maggioranza trova il proprio equilibrio, per quanto riguarda la sessualità e, attraverso gli eventi e le esperienze della propria vita, riesce a formulare  dentro di sé un modello sessuale personale e soddisfacente ma credo che siamo ancora lontani da una cultura veramente democratica della sessualità. Specialmente nelle donne, ma non solo, l’equilibrio raggiunto è talora messo in discussione dalle varie fasi biologiche della vita. A ogni gravidanza, a ogni figlio che nasce o che si allatta o che se ne va per la sua strada, all’insorgere della menopausa, si realizzano viscerali rivoluzioni che le costringono a riguardarsi dentro e possono rivoluzionare il proprio modo di vivere la sessualità. Alcune riescono a sfruttare l’opportunità che la natura ha offerto loro per rinnovarsi, per cui questi momenti diventano occasioni per rinascere da sé stesse. Ma per altre, in questi momenti, quei pregiudizi tipici di una certa cultura, riemergono talora inconsciamente, rispolverando luoghi comuni, stereotipi, convinzioni sbagliate e paure, che sembravano superati e invece erano solo assopiti. Queste donne, strattonate tra vecchia e nuova cultura, si trovano di fronte a un doppio messaggio che genera confusione.

Spesso poi, alle difficoltà individuali si aggiungono quelle di relazione. Perché quando l’esperienza sessuale coinvolge solo voi, avete il 100% del potere decisionale ma se i vostri desideri riguardano anche il partner allora è diverso. Avere un rapporto intimo vuol dire aprirsi all’altro per permettergli di osservare la parte più profonda del vostro essere.

A Napoli c’è un modo di dire molto significativo: “Nun te piglià ‘a cunferenzia”; così si dice a qualcuno che vogliamo tenere a distanza,  se si permette delle licenze che non gli abbiamo concesso. La parola cunfrenzia, vuole dire confidenza, intimità: ebbene ‘a cunfrenzia nella nostra vita, dobbiamo essere sempre noi a darla e questo vale per tutti. Nessuno si deve mai sentire autorizzato a prendersela e nei vari momenti della nostra vita abbiamo il diritto di tenere quella porta chiusa, socchiusa, più o meno aperta o spalancata. La regola d’oro “Fa agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” non si adotta nella sfera sessuale. Non è detto che gli altri desiderino quello che voi desiderate per voi stessi e viceversa non è detto che voi desideriate ciò che altri desiderano per sé. Sembra un po’ uno scioglilingua. Ma, voglio dire che è una questione di rispetto: non deve mai mancare!

Ecco perché una sana sessualità richiede impegno, consapevolezza. Pertanto, finché resta insito in ciascuno di noi il concetto per cui la sessualità scaturisce da profondi bisogni biologici negli uomini e da svenevolezze romantiche nelle donne, anche spendere fiumi di parole sarà inutile.

Perché sicuramente il sesso ha a che fare con la biologia e il piacere sessuale può essere legato all’amore, ma questo vale sia per gli uomini che per le donne. Gli esseri umani, a differenza degli animali, s’innamorano perché dotati d’intelligenza. Ciò vuol dire che per perdere la testa bisogna almeno possederne una! Ma finché persistono questi pregiudizi, la sessualità resterà sempre separata dal nostro essere e noi non potremo mai permetterci di essere intenzionali, di lavorare per migliorarla.

Nell’esistenza umana l’amore è fondamentale ma avere consapevolezza della propria sessualità rappresenta la premessa per una buona comunicazione amorosa.

Dott.ssa. Maria Rossetti, sessuologa e ginecologa

 

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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