Vaccinati, ma solo sulla carta e grazie all’ennesima truffa, questa volta svolta prevalentemente in modo informatico. Una vera e propria organizzazione segreta No vax, quella che si è costruita negli ultimi mesi intorno all’ospedale San Gennaro. Con tanto di parole in codice, in stile spy story, da comunicare a un negoziante che ogni giorno lavora nei pressi del presidio sanitario del centro storico: parole necessarie per accedere al al servizio delle finte dosi.
È accaduto in questi mesi, grazie a una strana triangolazione, che ha legato un esercito di No vax, un esercente del centro storico e uno o più soggetti senza scrupoli, che sono tuttora in servizio all’interno della struttura a due passi da rione Sanità. Tutto ha inizio con una sorta di passaparola, che è cresciuto in questi mesi in modo direttamente proporzionale all’emergenza pandemica, nei giorni bui della coincidenza delle varianti Omicron e Delta, ma anche della stretta governativa, quelle del supergreen pass. Come funziona l’andazzo? C’è chi si è recato in un esercizio commerciale che si trova nella zona del presidio sanitario, sibilando una sorta di parola d’ordine: «Quando la seconda dose?».
Parole che nulla hanno a che vedere con i generi venduti al bancone del negozio, ma che servono ad aprire un mondo fatto di maneggi, tangenti e possibili complicità istituzionali. Dopo aver pronunciato la parola chiave, è bastata un’intesa di pochi secondi, nella quale il No vax di turno mette sul tavolo trecento euro (è questo il prezzo dell’imbroglio), oltre a un documento decisivo per portare avanti questa trama: la propria tessera sanitaria. Ed è così che dopo qualche tempo, sullo screen del finto vaccinato compare il documento ministeriale, il via libera per una vita normale, con cittadini non immuni mimetizzati da pazienti vaccinati.
Non è chiaro chi abbia recepito il documento e chi abbia caricato uno o cento nominativi sulla piattaforma regionale. Verifiche in corso, alla luce della straordinaria attenzione mostrata in questi mesi dalla Asl Napoli uno e degli stessi organi investigativi che presidiano il territorio. Un falso, una probabile truffa ai danni del sistema sanitario, solo per alcuni versi simile a quanto accaduto tra novembre e gennaio scorsi a Capodimonte, nell’hub della Fagianeria, dove i militari del Nas (sotto il coordinamento della Procura di Napoli) hanno arrestato due infermieri (oggi reo confessi). Ma tra i due episodi c’è una prima differenza che è saltata all’occhio, dopo una sorta di screening condotto dall’interno della struttura sanitaria: se a Capodimonte, il farmaco veniva disperso all’interno di un batuffolo di ovatta, grazie alla simulazione di una finta puntura, in questo caso tutto è avvenuto in modo informatico.