La verità che molti a Giugliano (e non solo) conoscono, ma che il “giornalismo di sistema” preferisce ignorare, è una soltanto: il Comune non è stato sciolto per infiltrazioni mafiose perché una parte del centrodestra locale non lo ha voluto. Altro che mancanza di elementi. Altro che presunta discontinuità tra vecchia e nuova amministrazione.
A parlare sono i fatti, nero su bianco, riportati anche nel decreto del Viminale che impone prescrizioni all’ente comunale. La commissione d’accesso si insedia, lavora meno di due mesi, e chiude le ispezioni il 17 aprile. Un’anomalia evidente, se si considera che in altri comuni la permanenza della commissione si protrae per tre, quattro, anche sei mesi.
Dal 17 aprile al 24 maggio, giorno delle elezioni comunali, passano circa 40 giorni. Tempo più che sufficiente per decidere un eventuale scioglimento prima del voto. Ma il Ministero e la Prefettura temporeggiano. Il motivo? La convinzione che il centrodestra avrebbe vinto la contesa elettorale. E allora, perché intervenire subito, sollevando un polverone, quando il voto sembrava già indirizzato?
Poi succede l’imprevisto: il centrodestra perde, e l’apparato si ritrova impantanato. Con il voto già celebrato e un consiglio comunale legittimato dalle urne, anche se, secondo molti osservatori, profondamente in continuità con l’amministrazione uscente.
E qui arriva la beffa. Il decreto giustifica la mancata adozione del provvedimento più duro – lo scioglimento per infiltrazioni – con l’assurda tesi della “mancata continuità tra vecchia e nuova amministrazione”. Una motivazione che definire fragile è poco: lo stesso consiglio comunale è composto in buona parte da ex amministratori, consiglieri, senza contare l’apparato dirigenziale della precedente gestione. Parlare di discontinuità, in questo contesto, è una forzatura che sfiora il ridicolo.
Le “inefficienze e le situazioni tipiche da scioglimento”, come riportato nel decreto, sono state riscontrate, eccome. Ma ci si è fermati un passo prima. Perché? Perché la scelta è stata politica, non tecnica. E a pagarne il prezzo, ancora una volta, sono i cittadini di Giugliano, costretti a convivere con ambiguità, giochi di potere e verità non dette.
A Giugliano, tutti lo sanno. Ma pochi lo dicono. Lo diciamo noi.
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