L’editoriale. Napoli nord, il 2023 è stato l’anno della rivincita della criminalità organizzata e della politica affaristica. Forze di polizia e Procure hanno issato bandiera bianca?

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Il 2023 si è chiuso male per Napoli nord, in particolare per i comuni dell’area giuglianese. I comuni della cintura a nord di Napoli sono, in larga parte, territori privi di qualsivoglia servizio decente o, nella migliore delle ipotesi, sono segnati dalla massiccia presenza di forze criminali e dalla disordinata pianificazione urbanista. In alcuni comuni, Giugliano, Quarto, Mugnano, è il mattone ormai da tempo a farla da padrone. Cemento, cemento (legale, apparentemente legale) e ancora cemento. Ad Arzano, Melito, Casavatore e altrove è boom di furti, rapine, traffici di droga, anche alla luce del sole. A Marano sono tornate in auge attività commerciali che erano state bandite dalla circolazione: imprese interdette o sequestrate che, grazie ad alcuni escamotage burocratici, si sono ripresentate al pubblico con la sfrontatezza di un tempo. Non va meglio ad Afragola e in altre cittadine della provincia, dove i clan hanno monopolizzato tutto, mettendo in molti casi le mani sul commercio e attività. Intestazioni fittizie, prestanome, per bar, caffetterie, supermercati, agenzie di scommesse sportive, agenzie funebri, agenzie immobiliari: nulla sfugge alla mano della criminalità. Le baby gang o cani sciolti hanno preso in mano la gestione del traffico di droga; gli “adulti”, invece, si occupano di riciclare, compiere estorsioni, avviare nuove attività, nel mattone e non solo.

La camorra cambia pelle, dunque, e la politica è ormai dedita solo all’apparenza e poco alla sostanza. In alcuni comuni, come Calvizzano e Qualiano, le iniziative a carattere culturale e sociale non mancano, ma i problemi di fondo restano. In tanti enti, inoltre, gli uffici tecnici, in molti casi, restano spine nei fianchi dei pochi amministratori onesti e volenterosi. I politici fanno a gara per mettersi in mostra, a suon di dirette social, comunicati, foto, spesso e volentieri per pubblicizzare cose minori: il rattoppo di una buca, la pulizia di una strada. Cose che attengono alla sfera dell’ordinario e che invece vengono spacciate per straordinarie. Il cittadino medio se ne sta sulle sue, non partecipa, è scoglionato, non ha fiducia ma quando si tratta di andare alle urne diserta o comunque continua a votare con un solo scopo: il piccolo favore personale da ricevere.

In questo desolante scenario è evidente la pochezza delle contromisure adottate dalle procure, dai carabinieri, dalla polizia, guardia di finanza e polizia locale. A Caivano, unica nota lieta degli ultimi mesi, si è registrata un’inversione di tendenza: una massiccia presenza dello Stato nei luoghi simbolo degli orrori. Ma per vedere qualche risultato abbiamo dovuto attendere l’intervento diretto del governo.

In altri comuni, invece, le forze dell’ordine arrancano. Sono sopraffatte dagli eventi: furti, rapine, scippi, stese, riciclaggio, estorsioni, intestazioni fittizie, spaccio di droga, violenza di genere. Attività di indagini poche e quelle grosse sono portate avanti quasi esclusivamente dai reparti speciali. Le caserme o sezioni territoriali, invece, si occupano dell’ordinario, di smaltire denunce e di beccare il piccolo spacciatore. Poco altro, per il resto.

Anche la prefettura ormai sembra essere poco attenta a certi fenomeni. Durante la gestione del prefetto Valentini si era assistito a un deciso cambio di passo, in positivo, quanto meno per arginare i fenomeni di infiltrazione mafiosa nelle imprese. Anche sul fronte della pubblica amministrazione, tante commissioni d’accesso nei municipi e tanti scioglimenti avevano scosso e allo stesso tempo dato spinta alla cosiddetta società civile.

La giostra, però, si è fermata in fretta: molti comuni dell’area nord e del Giuglianese o dell’area flegrea sono amministrati o quanto meno influenzati da soggetti politici a dir poco border line, alcuni dei quali coinvolti o sfiorati da inchieste giudiziarie. La Dda (direzione distrettuale antimafia) dovrebbe dare maggior peso alle questioni politiche, perché oggi – anche grazie all’abbassamento delle soglie sugli affidamenti degli appalti – si è tornato a fare di tutto in alcuni enti. Dovrebbe, ma non lo fa, perché la politica porta rogne anche ai magistrati. Molto meglio, dunque, dedicarsi ad estorsioni, traffici di droga e latitanti.

Negli uffici girano personaggi inquietanti, chiacchierati, iper chiacchierati, abili nel districarsi tra bandi di gare, centrali di committenza degli appalti, avvisi e Me.Pa., il mercato elettronico per le pubbliche amministrazioni.

Sui beni confiscati, infine, si fa ancora pochissimo, eccezion fatta per Quarto. I sindaci lamentano mancanza di fondi e personale; altri, pur avendo fondi, fanno poco sul fronte delle iniziative antimafia. Tutto è concentrato, insomma, sul cemento, lavori pubblici, progetti e progettini da finanziare con Pnrr o fondi regionali e della Città Metropolitana. Stiamo tornando, rapidamente, alle storture degli anni Ottanta.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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