I signori della droga, i racconti del super broker (e pentito) Imperiale

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Il super broker Raffaele Imperiale, ufficialmente pentito da qualche giorno, racconta i segreti dei “signori della droga”. Un’organizzazione di trafficanti internazionali che spostava in media 300-400 chili di cocaina al mese, concludeva fino a venti compravendite in un solo giorno e trasferiva, con un semplice tocco di mouse, enormi somme di denaro da un continente all’altro. Nei primi verbali del ” boss dei Van Gogh” si intravede la possibilità di scoprire molte cose sugli affari e le complicità dei narcos che hanno riempito l’Europa di stupefacenti.

Raffaele Imperiale racconta i segreti dei “signori della droga”. Un’organizzazione di trafficanti internazionali che spostava in media 300-400 chili di cocaina al mese, concludeva fino a venti compravendite in un solo giorno e trasferiva, con un semplice tocco di mouse, enormi somme di denaro da un continente all’altro. Nei primi verbali del ” boss dei Van Gogh” si intravede la possibilità di scoprire molte cose sugli affari e le complicità dei narcos che hanno riempito l’Europa di stupefacenti. Le rivelazioni sono al vaglio dei pm Giuliano Caputo, Maurizio De Marco e Lucio Giugliano, che con la procuratrice reggente Rosa Volpe coordinano le indagini di squadra mobile, carabinieri e finanza.

L’oro dei milionari. “Ho comprato oro fino a 40 chili alla settimana, ho reinvestito 30-40 milioni così”, dice Imperiale e spiega di aver acquistato il metallo prezioso sia in lingotti ” da una fonderia del Nord, vicino a Venezia”, sia in Campania, al Tarì, il polo di Marcianise, attraverso un contatto il cui nome è coperto da omissis. Poi Imperiale abbandonò questa strada temendo “un possibile innalzamento dell’attenzione degli investigatori sul Tarì”, anche perché fra gli operatori stava girando ” la voce di un interessamento all’oro dei “signori della droga” ed era facile che queste voci arrivassero alle forze dell’ordine”.

Il cammino dei soldi. Anche il braccio destro di Imperiale, Bruno Carbone, preso in consegna da polizia e carabinieri nei giorni scorsi dopo essere rimasto per mesi nelle mani di una fazione integralista in Siria, ha reso un interrogatorio. E ha raccontato che il contabile dell’organizzazione ” spostava denaro telematicamente in base ai nostri ordini. A Napoli si consegnavano i soldi a una persona che li depositava sui conti e i soldi ricomparivano, ad esempio, in Sudamerica”.

Le spese fisse. Nel 2016, nonostante il coinvolgimento nell’indagine durante la quale aveva fatto ritrovare i due quadri di Van Gogh, Imperiale era riuscito a ripartire: ” Mi rimboccai le maniche e ricominciai la mia attività  . Rientrò ” nel sistema ” da Dubai grazie a un trafficante conosciuto in Olanda che gli affidò 300 chili di cocaina dai quali ricavò 9 milioni di euro. E il suo livello criminale si alzò ulteriormente. Negli ultimi tempi l’organizzazione di Imperiale aveva spese per circa 350- 400mila euro al mese. Se le cose andavano male, scendevano a 200mila. “Nella somma mensile erano compresi stipendi, detenuti, appoggi, assicurazioni delle auto, meccanici e ogni altra spesa. E se l’attività andava bene, tredicesima e quattordicesima ad agosto e Natale”, sottolinea il 48enne di Castellammare, cresciuto sotto l’ala degli Scissionisti di Secondigliano. ” Oggi sul territorio europeo si guadagnano 2500 euro per ogni chilo di cocaina”.

Le vie del mare. Il gruppo faceva transitare la droga attraverso i porti di Gioia Tauro, ovviamente Napoli, Algeciras in Spagna, in Belgio, a Rotterdam, in Germania e Lettonia. La rete di Imperiale gestiva contatti in Costa d’Avorio e in due anni ha portato a termine “innumerevoli operazioni, per tonnellate di cocaina” salpando da Turbo, in Colombia e soprattutto da Cristobal, a Panama, usato come snodo anche da Brasile ed Ecuador, con destinazione GioiaTauro.
I trasporti via terra. Dall’Olanda la droga viaggiava su gomma. “Avevamo almeno otto camion fissi disponibili per i trasporti ” dai Paesi Bassi, dei quali almeno 3-4 pronti a caricare. ” Tutti i trasportatori avevano un’attività legittima di copertura, tranne uno slovacco che lavorava solo per noi”.

Il sistema vorticoso. “Lavoravamo sempre a credito – spiega Imperiale più velocemente pagavano i clienti, più rapidamente facevamo ulteriori forniture”. Dopo il pagamento, il denaro “veniva spostato in una nostra casa dove veniva contato, diviso e poi custodito in appositi appoggi ” . Il gruppo disponeva di una decina di ville per gli ” appoggi” dove potevano essere nascosti fino a 10 milioni in contanti.

Le chat segrete. Gli affari venivano gestiti con le chat criptate di SkyEcc e Encrochat: 100 milioni di messaggi sono stati decifrati dagli investigatori francese che li hanno trasmessi all’Italia. Sulla loro utilizzabilità come ” documenti” ha ingaggiato battaglia davanti al tribunale del Riesame l’avvocato Luigi Senese, che con l’avvocato Andrea Di Lorenzo assiste uno degli indagati, Antonio De Dominicis, per il quale i giudici hanno annullato l’ordinanza solo con riferimento al reato associativo. Bruciate ” SkyEcc” e ” Encrochat”, il gruppo è passato ” ai canali tradizionali: Telegram, Signal, Number one è un ripiego, poi c’è un’applicazione svizzera ” . Imperiale è stato arrestato il 4 agosto del 2021 a Dubai, adesso è detenuto a Rebibbia. Non ha chiesto il programma di protezione, ma assicura di voler collaborare: ” È un’opportunità per cambiare vita”.
Fonte Repubblica

 

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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