Bagnoli, primo assist di Manfredi ai centri sociali per la riqualifica dell’ex Lido Pola

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Napoli, 19 novembre – La nuova amministrazione di Napoli guidata dal sindaco Gaetano Manfredi ha sin dall’inizio del suo insediamento marcato la distanza, almeno nel metodo, con la precedente targata Luigi de Magistris. Ad un mese esatto dal suo insediamento sorge però il primo elemento di continuità con la vecchia gestione e riguarda il rapporto con i centri sociali. Ma andiamo per gradi. Nel giugno 2016 il sindaco Luigi de Magistris approvava la delibera 446, quella sul riconoscimento dei cosiddetti “Beni Comuni”, strutture e spazi «destinati alla fruizione civica e collettiva per ll loro valore di bene comune». In pratica venivano legalizzate le occupazioni da parte di diversi centri sociali dell’estrema sinistra cittadina di sette immobili di proprietà comunale (con gli anni saliranno a 16). Tra questi l’ex Lido Pola di Bagnoli, precisamente a Coroglio, a ridosso di Capo Posillipo. La struttura tra gli anni ’60 e ’90 fu stabilimento balneare e ristorante, venne occupata nel 2013 dal collettivo Bancarotta 2.0. Ma veniamo ai giorni nostri. Per l’area di Bagnoli la giunta Manfredi ha già avanzato due proposte per un totale di 90 milioni di euro, aderendo alla manifestazione di interesse sugli ecosistemi dell’innovazione del Mezzogiorno promossa dall’Agenzia per la Coesione Territoriale nell’ambito del Pnrr. Uno dei due progetti denominato Polars (l’altro riguarda l’area ex Nato) investe proprio l’ex Lido Pola. Esso consiste nella trasformazione dell’ex stabilimento balneare «in un centro di ricerca sul mare e di promozione di pratiche innovative di citizen science», si legge in una nota diramata dal Comune. Costo dell’operazione? 14 milioni di euro per rendere questo luogo «una macchina intelligente che ospiterà un centro di ricerca per lo studio del mare, un laboratorio per la sperimentazione di tecnologie innovative in ambito energetico e uno spazio aperto alle comunità che partecipano alla co-progettazione di attività di ricerca avanzata e di citizen science, in una logica di circolarità̀ inclusiva e collaborativa tra i diversi attori coinvolti», fanno sempre sapere da Palazzo San Giacomo. Il progetto, su cui è in prima linea l’assessore all’Urbanistica con delega ai beni comuni, Laura Lieto, è stato promosso come da bando da un ente di ricerca quale il CNR in collaborazione con il Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare (cui aderiscono le Università Vanvitelli, Parthenope e Federico II), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il Comune di Napoli, la Fondazione Idis – Città della Scienza ma soprattutto, in rappresentanza della Comunità del Lido Pola cui è affidato l’omonimo “bene comune”, Il Quadrifoglio Società Cooperativa Sociale, Associazione Caracol e Associazione Jolie Rouge APS. Queste ultime tre realtà rappresentano – citando l’edizione napoletana del Mattino del 17 novembre – «il coinvolgimento dei ragazzi dei centri sociali che insistono in quel sito».

A conferma del coinvolgimento delle realtà dell’estrema sinistra che animano l’ex Lido Pola un lungo comunicato diramato nella giornata di ieri sulla pagina Facebook del collettivo della struttura: «Nelle ultime settimane siamo stati contattati da alcuni ricercatori del CNR impegnati nella progettazione di una manifestazione d’interesse rivolta all’Agenzia per la Coesione Territoriale, relativamente al bando “Ecosistemi dell’innovazione nel Mezzogiorno”. Questi hanno sottoposto all’assemblea della comunità un’idea progettuale riguardante la riqualificazione della struttura del Lido Pola e delle aree circostanti.» Dopo essere entrato nel merito delle attività proposte dal Consiglio Nazionale delle Ricerche per la riqualifica della struttura «in coerenza con le pratiche finora espresse dalla comunità di riferimento e contenute all’interno delle cosiddette delibere sui beni comuni emergenti e sugli usi civici e collettivi urbani, riconosciuti dalla precedente amministrazione comunale», il collettivo del Lido Pola spiega poi il lungo travaglio interno, trasformatosi in una difficile discussione tra compagni sull’accettare o meno la proposta del CNR e della nuova guida del Comune: «La comunità è stata quindi investita del difficile e delicato compito di valutare questa proposta e i suoi possibili interventi in brevissimo tempo. Una sfida complessa e delicata, caratterizzata da alcuni punti di garanzia, molti interrogativi e rischi, ma anche nuove possibilità e opportunità» ma alla fine «L’assemblea ha valutato di accettare la proposta e aderire al partenariato.» L’assemblea della comunità pone anche dei paletti per la piena adesione al progetto quali: «A ) la natura pubblica di tutti i soggetti giuridici coinvolti; B ) la compatibilità ecologica e sociale della destinazione d’uso proposta (ricerca e uso sociale), rispetto ai più ampi processi di trasformazione dell’area, alle lotte e alle rivendicazioni che le comunità hanno espresso in questi anni, quali: la bonifica dell’area, il ripristino della balneabilità e della fruibilità del litorale, la partecipazione degli abitanti ai processi decisionali riguardanti la trasformazione urbana del quartiere; C ) il riconoscimento dell’uso civico e collettivo urbano, della sperimentazione dei beni comuni emergenti e dei processi di partecipazione e co-progettazione che essi comportano, rispetto alla realizzazione degli interventi e delle attività proposte dal soggetto capofila del partenariato. D ) i due principali temi che questa occasione mette in evidenza: da un lato, quello dell’ autonomia e della capacità di intervento delle comunità territoriali in ampi processi di trasformazione urbana delle città; dall’ altro il tema della costruzione di un rapporto paritario tra comunità scientifica e società, che chiama in causa questioni come la responsabilità politica della ricerca e la sua committenza sociale.»

Le realtà che animano l’ex Lido registrano poi «con positività le intenzioni, l’approccio e la proposta progettuale avanzata dal C.N.R. e il riconoscimento de facto della comunità del Lido Pola – Bene Comune e, quindi dell’esperienza in generale dei “beni comuni urbani” dalla nuova amministrazione comunale, abbiamo deciso di accettare questa nuova sfida.» Il comunicato si conclude con un appello ad altre realtà come l’Osservatorio Popolare per la Bonifica di Bagnoli, afferente al centro sociale Iskra, «affinché si rendano protagoniste, come e più di come sono state in passato, di un percorso di consultazione, partecipazione, co-progettazione e co-gestione degli interventi che riguarderanno il futuro di questo spazio, su cui ci impegniamo ad attivare e tenere aperto uno spazio di confronto a partire dalle prossime settimane.» Si è quindi di fronte alla prospettiva di un salto di qualità per alcuni dei centri sociali napoletani: da semplici gestori legalizzati di strutture pubbliche occupate a soggetti attuatori di un piano di riqualifica, inerente un complesso progetto di ricerca scientifica, finanziato grazie alle risorse del Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Con l’eventualità di poter rallentare se non bloccare l’andamento di un investimento facendo leva sul consenso e la forza di mobilitazione di altre realtà politiche. Un inaspettato segnale di continuità con il passato da parte del nuovo sindaco nei rapporti con i centri sociali. Strano che nella sua vasta maggioranza, specialmente nell’area di centro e moderata, nessuno se ne sia accorto. Ancor più grave se si considera il debito complessivo di quasi 5 miliardi che grava sulle casse dell’ente per cui si è detta più volte necessaria, anche da parte dello stesso Manfredi, la messa a reddito del patrimonio comunale.

 

© Copyright Emiliano Caliendo, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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