“L’alunno ha il diritto di portare il pranzo a scuola”: il Tar del Lazio dà ragione a una famiglia e sconfessa anche la Cassazione

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Le famiglie, se vogliono, sono libere di mandare i figli a scuola con il cibo preparato a casa. I giudici del Tar del Lazio stabiliscono quindi il diritto delle famiglie ad autodeterminarsi, a decidere da sole l’alimentazione dei piccoli. La sentenza – la numero 14368 dell’anno scorso – afferma che l’istituto scolastico non può imporre la frequenza della mensa. Compito dell’istituto sarà controllare, semplicemente, che i bambini non si scambino e non condividano il cibo portato da casa.

I giudici accolgono il ricorso dei genitori di una bimba della Terza, che si sono opposti alla circolare e al regolamento scolastico che stabilivano l’obbligatorietà della frequenza della mensa.
Questi genitori vogliono mandare la piccola a scuola con il pranzo fatto a casa, chiuso in contenitori ermetici e termici. Per questo hanno inviato una formale disdetta del servizio mensa. Ma si sono scontrati con la linea dura della scuola, che impone e tutti gli alunni del tempo pieno di mangiare quello che prepara la mensa. Le uniche eccezioni vengono ammesse per motivi di salute, ad esempio per intolleranze, se provati da un certificato medico.

La scuola era forte di una sentenza della Corte di Cassazione (la 20504 del 30 luglio 2019), rilevante perché pronunciata a Sezioni Unite, da un pool allargato di magistrati. La sentenza della Cassazione ha stabilito che i bambini devono mangiare a mensa – tra le altre cose – perché quello è il luogo dove si realizza una “educazione all’alimentazione”.

Ma i giudici del Tar – con un certo coraggio – non seguono la sentenza della Corte di Cassazione. Anzi. Se la Cassazione parla di “condivisione dei cibi forniti dalla scuola” – richiamando il decreto legislativo 59 del 2004 – il Tar nega che questo concetto di condivisione sia scritto dentro il decreto.

E sempre i giudici del Tar dicono che i bambini devono andare tutti insieme a mensa per vivere una importante occasione di socializzazione. Ma questo non significa che i bambini debbano mangiare necessariamente la stessa cosa.

Il Tar ricorda anche le sentenze del Consiglio di Stato che definiscono “per sua natura libera” la scelta alimentare. In campo c’è anche una circolare del ministero dell’Istruzione (la 348 del 2017) che certo non vieta al bambino di portarsi il cibo da casa. Semmai il ministero chiede che i dirigenti scolastici mettano in campo una serie di misure a tutela dell’igiene.

Dovranno, in concreto, evitare:
– che il cibo portato da casa venga mischiato con quello della mensa;
– che i bambini si scambino il cibo;
– che il cibo portato da casa sia custodito in contenitori non ermetici, non adeguati.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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