Processo Pip, ascoltati come teste l’ex sindaco Liccardo, il dirigente comunale De Biase e il tecnico Squarzoni

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Una seduta fiume. Un’udienza che ha ripercorso tappe importanti dell’inchiesta sull’area Pip di Marano. Ieri ad Aversa, tra i testimoni (non indagati), c’erano tre volti noti del comune di Marano: il dirigente Luigi De Biase, al momento sospeso dal servizio per fatti non collegati alla vicenda Pip, l’architetto Luigi Massimo Squarzoni, dipendente dell’ufficio tecnico comunale, e l’ex sindaco Angelo Liccardo.

Il primo ad essere escusso dal pm Di Mauro e dai difensori dei fratelli Raffaele e Aniello Cesaro è stato l’architetto Squarzoni, segretario verbalizzante della commissione di gara che oltre dieci anni fa ebbe il compito di vagliare le offerte pervenute in municipio propedeutiche all’affidamento dell’appalto Pip.

Squarzoni ha ricordato che le domande pervenute, in fase preliminare (ovvero di manifestazione di interesse), furono due e tra queste c’era anche quella della Giustino costruzioni, società leader a livello nazionale.

Domanda pervenuta fuori tempo massimo, però, e mai presa in esame dal Comune. La commissione di gara, infatti, valutò solo l’offerta presentata dalla Cesaro Costruzioni, che poi si aggiudicò l’appalto. Negli atti dell’inchiesta si fa riferimento alla falsificazione di un atto di gara, eseguito dall’ex dirigente dell’area tecnica Armando Santelia. Il funzionario, nominato da Bertini anni addietro al Comune, falsificò – come accertato da un perito della Procura – la firma della dipendente Flora Principe, impiegata del settore Protocollo. Negli atti dell’indagini c’è anche il riferimento alle parole pronunciate dal boss Giuseppe Polverino, che in relazione alla gara vinta dai Cesaro avrebbe detto di averli agevolati “togliendo un foglietiello” dagli atti di gara.

Molto lunga e tortuosa è stata l’escussione di De Biase, avvenuta in due tempi: la scorsa settimana e ieri. Il dirigente comunale è stato ascoltato sulla vicenda Pitocchi, dirigente dell’area tecnica in carica dal 2009 al 2011, voluto fortemente dai Cesaro a Marano poiché – secondo gli imprenditori di Sant’Antimo – l’ex responsabile dell’area tecnica Micillo li avrebbe ostacolati nella concessione delle licenze per i capannoni industriali.

Pitocchi, all’epoca dei fatti, pur ricoprendo l’incarico di dirigente a Marano, svolgeva però medesime funzioni anche in altri comuni del Casertano. De Biase era all’epoca dirigente del settore amministrativo con delega al Personale. Il pm Di Mauro e il presidente del collegio Chiaromonte hanno chiesto a De Biase i motivi per cui, pur essendo stata rilevata in più occasioni l’incompatibilità di Pitocchi, sia attraverso gli articoli di stampa sia attraverso la relazione dell’ispettore ministeriale Tatò, non si fosse mosso o si mosse in netto ritardo – per quanto era di sua competenza – per sanare le irregolarità o quanto meno per disporre un procedimento disciplinare a carico del dirigente voluto dai Cesaro e nominato dall’amministrazione Perrotta.

De Biase ha prima ricordato che Pitocchi gli promise di chiudere le partite Iva aperte in quel periodo entro la fine del 2009, ma anche fatto mea culpa per le questioni attinenti all’incompatibilità dovute al lavoro svolto dallo stesso presso altri, affermando in più di un’occasione di non ricordare alcuni passaggi o di aver agito con “negligenza”. In un ulteriore step De Biase ha dichiarato di essere venuto a conoscenza di tali situazioni non solo dalla stampa, ma anche da alcune voci circolate nelle riunioni di giunta di quegli anni. In particolare, secondo il racconto del dirigente, sarebbe stato l’ex assessore Nuvoletti a riferire di aver incontrato Pitocchi al Comune di Gricignano e di sapere pertanto che lavorava anche lì, in spregio dunque alle normative che non consentono a un dirigente pubblico di avere medesimi incarichi contemporaneamente in più enti. In una fase successiva, nel giugno 2010, ci fu anche una mozione consiliare in cui si sollecitava l’amministrazione Perrotta a prendere i dovuti provvedimenti sul caso Pitocchi.

De Biase ha riferito inoltre delle missive riservate inviate al sindaco Perrotta, per metterlo al corrente della situazione Pitocchi e delle vicende che indussero l’amministrazione dell’epoca a revocargli la delega al Personale, poi affidata al suo omonimo Domenico De Biase. Missive riservate di cui venne a conoscenza (non si sa come) anche l’ingegnere Pitocchi. Luigi De Biase è stato infine sollecitato sui suoi rapporti con Di Guida Antonio, che fu promotore di un incontro chiarificatore nel centro sportivo di Sant’Antimo proprio tra lo storico dirigente comunale e Pitocchi. Incontro al quale prese parte anche Oliviero Giannella, imputato nel processo che si sta svolgendo presso il tribunale di Aversa.

Dei rapporti politici avuti con Di Guida ha riferito anche l’ex sindaco Liccardo, chiamato a ricostruire le vicende e le tappe che portarono alla sua rottura con l’ala dei cosiddetti diguidiani, i consiglieri e assessori che facevano capo ad Antonio Di Guida, e agli incontri avuti con i Cesaro, Raffaele Aniello, tra cui quello andato in scena a Villaricca, presso lo studio di Francesco Guarino, amico di Liccardo ed esponente di Forza Italia. Liccardo ha spiegato di non aver ricevuto minacce dai Cesaro, ma di aver subito pesanti pressioni e attacchi, anche a mezzo stampa, da Di Guida, tanto da indurlo a dimettersi (dimissioni poi ritirate 20 giorni dopo). Frizioni e contrasti sorti soprattutto sulle questioni attinenti al Pip. Da un lato di Guida, che chiedeva a Liccardo di rimuovere i dirigenti e funzionari dell’epoca per fare posto a Davide Ferriello, in qualità di Rup, e Armando Santelia, come capo dell’ufficio tecnico, da inserire al posto di Amerigo Picariello, dirigente del settore all’epoca in scadenza di contratto. Liccardo ha riferito di non aver mai avallato quelle proposte e di aver sollecitato i suoi dirigenti e tecnici dell’epoca affinché ci si adoperasse per sanare le irregolarità (collaudi e agibilità dei capannoni) emerse nell’area industriale. I Cesaro ritenevano, invece, che tutto fosse in regola (la Procura ha confutato tale tesi attraverso una serie di relazioni tecniche) e che le inadempienze fossero addebitabili esclusivamente ai tecnici comunali.

 

 

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