I carabinieri della Compagnia di Marano hanno acquisito stamani in municipio gli atti che hanno consentito la realizzazione di un chiosco commerciale nella centralissima piazza del Plebiscito, in una zona vincolata (come previsto dal piano regolatore) e a ridosso di un’antichissima cisterna e alcuni palazzi (tra cui Palazzo Merolla) di gran pregio. Nella zona, oltre al chiosco oggetto di lamentele di numerosi cittadini, sono stati installati blocchi di metallo propedeutici alla realizzazione di una tettoia in uso alla caffetteria proprietaria del gazebo.
I fatti, già sviscerati in passato dal nostro portale, sono i seguenti: l’esercente ha richiesto e ottenuto un permesso dal Comune per la realizzazione del chiosco. Autorizzazione avallata dai vigili urbani e dall’ufficio tecnico comunale.
Dopo un successivo sopralluogo, operato dal sovraordinato Pepe e dal dirigente Di Pace, si convenne che la posizione inizialmente scelta dal commerciante, ovvero a ridosso del bar, non fosse congrua sotto il profilo della viabilità poiché la struttura in metallo avrebbe di fatto chiuso un varco stradale. Eppure – è opportuno ricordarlo – c’era stato il precedente via libera della polizia municipale.
In un secondo momento, dietro l’insistenza del privato, che aveva già opzionato la struttura mobile da installare in piazza, gli fu concesso di spostare il tutto al centro della piazzetta, quella soggetta a vincoli paesaggistici e storici.
L’ok del Comune e del dirigente dell’ufficio tecnico Di Pace fu rilasciato in assenza di un parere della commissione paesaggistica, di cui il Comune di Marano è al momento sprovvista. Non fu richiesto (e non sarebbe obbligatorio) nemmeno un parere alla Soprintendenza ai beni paesaggistici, storici e artistici. Per gran parte degli esperti da noi interpellati, e per ammissione di un tecnico comunale, era necessario quanto meno il parere della commissione paesaggistica, in assenza della quale nulla dovrebbe essere rilasciato nelle zone oggetto di tali vincoli.
Pochi giorni fa, inoltre, nell’area oggetto dei lavori sono comparsi altri pali funzionali alla realizzazione di una tettoia, proprio nel punto dove in precedenza il Comune aveva chiesto di rimuovere il tutto.
Ora i militari dell’Arma, diretti da Gabriele Lo Conte, devono indagare non tanto sulla questione dei permessi, effettivamente richiesti e ottenuti (almeno il primo), ma su altri aspetti: la concessione poteva essere rilasciata in assenza di un parere della Commissione paesaggistica? Perché i vigili urbani, in un primo momento, avevano avallato che il tutto potesse essere realizzato su un varco stradale? Perché l’ufficio tecnico, diretto da Di Pace, ha acconsentito che la struttura fosse spostata al centro della piazza, accanto ad una cisterna storica e rimuovendo una panchina di proprietà comunale? E ancora: chi ha dato il proprio benestare (se c’è un’autorizzazione) per la successiva installazione della tettoia nel punto in cui in precedenza c’era stato un diniego da parte dell’Ente?
Se dovessero essere ravvisate irregolarità, più di qualche testa dovrebbe saltare, anche in considerazione del fatto che il Comune, sciolto per camorra, è gestito da una triade commissariale chiamata ad invertire la rotta in un territorio in cui abbondano pressapochismo e illegalità.
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