«Aiutò la fuga di Luca»: costruttore accusato di favoreggiamento

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Non hanno creduto alla sua versione, quella ingenua e innocentista, secondo la quale si sarebbe limitato a dare una mano a Luca, l’amico di famiglia, in un periodo in cui a stento si immaginava un suo coinvolgimento nella morte del fratello Vittorio. E hanno deciso di andare avanti, indirizzando una richiesta di processo per favoreggiamento e false dichiarazioni rese al pubblico ministero. Eccola la svolta nel corso del procedimento a carico dell’imprenditore Domenico Giustino, classe 1958 (solo omonimo dell’ex vicepresidente degli industriali, ndr), nel corso di un filone parallelo del caso Materazzo, quello che punta a ricostruire la latitanza del 38enne arrestato martedì scorso in un bar di Siviglia. Pochi giorni fa, è stata anche fissata la prima udienza a carico di Giustino: appuntamento in aula dinanzi alla nona sezione del giudice monocratico Polizzi, il prossimo 23 maggio.
Una vicenda che, a leggere il capo di imputazione, si regge su una serie di intercettazioni telefoniche, che hanno spinto gli inquirenti a paragonare il contenuto della testimonianza resa da Giustino dinanzi ai pm un anno fa rispetto a quanto emerso da alcune intercettazioni. Ma andiamo con ordine, a partire dalla lettura dei capi di imputazione. È il 14 giugno scorso, quando Domenico Giustino viene invitato come teste dinanzi ai pm napoletani: è in quell’occasione che l’imprenditore nega di «aver parlato o di aver avuto contatti con le sorelle di Luca Materazzo, dopo il 10 dicembre del 2016, giorno in cui l’indagato si era dato alla fuga».

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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