La notizia dello scioglimento del Comune di Marano (nella foto il ministro dell’Interno Minniti) non ha stupito più di tanto. Erano in pochi a credere, ma soprattutto a sperare, in un ripensamento (altamente improbabile) del Ministero degli interni e degli altri organi chiamati a valutare il dossier sottoscritto dal prefetto di Napoli Pantalone e dalla commissione d’accesso agli atti che per sei mesi ha spulciato tra le carte del Comune.
Noi, lo possiamo dire senza il timore di essere smentiti, lo avevamo detto e scritto in tempi non sospetti, quando altri giornali della zona facevano di tutto per rendersi belli agli occhi della giunta Liccardo. Avevamo annunciato, in tempi non sospetti, l’arrivo di una commissione d’accesso; avevamo parlato, prima di tutti, di casi scottanti, come quelli degli allacci dei canoni idrici ad opera di famiglie in odor di camorra; dell’installazione della statua della Madonna in un’area adiacente al cimitero; dell’asilo nido comunale mai completato su un terreno confiscato alla camorra, delle case del Comune occupate illegalmente; dell’incredibile vicenda dei canoni idrici emessi con estremo ritardo, senza tralasciare la questione del Pip e dei presunti intrecci tra camorra, imprenditoria, politici e tecnici locali.
Ad onor del vero, e lo abbiamo ribadito in altre occasione, il Comune meritava di esser sciolto sia sotto la giunta Bertini (fu sciolto, ma poi il Tar lo rimise in sella), sia sotto la giunta Perrotta, la cui coalizione fu appoggiata palesemente anche da imprenditori oggi agli arresti.
In gergo calcistico, si direbbe che Marano è stato sciolto per somma di ammonizioni. Liccardo paga per colpe sue (la scelta di qualche assessore con cognomi o parentele scomode, l’immobilismo su alcune delicate questioni) e per colpe imputabili a una macchina comunale che, in alcuni comparti, è ampiamente e palesemente condizionata dall’imprenditoria deviata o da personaggi legati in qualche modo alla malavita. “Attendo di conoscere le motivazioni – dice l’ex primo cittadino forzista – Valuterò se sussistono gli estremi per un ricorso alla giustizia amministrativa”.
Tra qualche ora tramonterà l’era Fico. Il commissario straordinario perbene, volenteroso ma troppo soft per una città e un Comune come quello di Marano. Si insedierà presto una nuova commissione, che dovrà mettere le mani su cose importanti: cimitero, Pip, beni confiscati, case popolari e beni occupati illegalmente. A Marano deve arrivare gente motivata e pronta ad adottare provvedimenti d’urgenza.
Urge sostituire qualche dirigente, far ruotare qualche dipendente del Comune e togliere il potere a qualche funzionario o responsabile di procedimento che negli anni si è costruito il suo bell’orticello.
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