Gentile dottore, sono una donna nubile di 45 anni, ho avuto diverse relazioni e di qualcuna ho ancora ricordi forti, che non mi hanno però impedito di intraprendere un nuovo viaggio di coppia, con un vedovo cinquantenne. Il mio compagno ha perso la moglie con una grave malattia incurabile tre anni fa e ora si occupa da solo delle sue figlie di 22 e di 17 anni. Sono molto legata a lui, ma mi infastidisce a volte il fatto che mi parli spesso della sua vita matrimoniale e dei sacrifici che fa per le figlie. La moglie, dal temperamento forte e dominante, a suo dire, non lo riteneva all’altezza del ruolo di padre e marito, inficiando anche l’opinione che le figlie hanno di lui, le quali, infatti, lo rispettano poco e valorizzano i suoi sacrifici. Io trovo invece che quest’uomo, che soffre ancora, è una persona piena di qualità e di bellezza. Ma non riesco a vedere un futuro nella nostra coppia, perché lo vedo costretto e piegato dai suoi ricordi e dai suoi doveri.
Patrizia (Melito)
C’è tanto di noi come proiezione personale quando si è coinvolti in una relazione del genere. Bisognerebbe soffermarsi di più sui propri bisogni per poter rimanere a guardarsi dentro, più che andare a scrutare continuamente nell’animo dell’altro. L’empatia che si mostra nel mettersi all’ascolto della sofferenza altrui viene a cadere nel momento in cui ci si orienta verso il giudizio, che viene dato al modo di vivere di quella persona, che nello specifico mostra chiaramente di non avere ancora superato il vuoto lasciato dalla moglie. Una figura forte che continua a sopravvivere nelle apparizioni fantasmatiche che caratterizzano la vita di questa famiglia. I sensi di colpa che quest’uomo vive per non essere stato all’altezza delle aspettative che la moglie riponeva in lui vengono fuori anche attraverso le premure eccessive che tiene verso i figli. Il lutto non ha tempi stabiliti, cambia rispetto alle persone che lo vivono, non bisogna avere fretta né sforzarsi di dimenticare. Quest’uomo ha bisogno di elaborare ancora tutto ciò che lo lega al suo vissuto con la moglie, e solo in questo modo sarà possibile superare la perdita subita, per poter ritornare a vivere e a riconoscersi anche nei sentimenti e nelle emozioni che un’altra persona gli potrà offrire, ai fini di una nuova condivisione che potrà essere tale, solo quando ci si renderà conto che i ricordi del vecchio rapporto non saranno un intralcio, ma una risorsa da cui partire.
Dottor Raffaele Virgilio, psicologo e psicoterapeuta
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