Sexcetera, il mercato dell’intimità: perché gli uomini pagano per il sesso?

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La prostituzione, in strada e nei luoghi chiusi, coinvolge persone di tutti i generi e orientamenti sessuali, tuttavia la relazione più ricorrente è ancora quella in cui i clienti sono gli uomini e le prostitute sono le donne.

In questo mercato, si collocano singoli protettori o organizzazioni criminali che controllano, con coercizione fisica e violenza psicologica, donne, anche giovanissime, principalmente di provenienza straniera ma non solo, attraverso circuiti illegali di sfruttamento sessuale e traffico di persone, fino a creare veri e propri vincoli di schiavitù che si pensava appartenessero ad altri periodi storici.

Il degrado e la miseria umana di questi ambienti, è pregno delle ombre e dei silenzi di tanti uomini che pagano per questi servizi.

Costoro, pur traendo vantaggio dal sistema di sfruttamento delle donne, non hanno nessuna consapevolezza del contributo che danno a questo sistema e non si pongono neppure il problema di cosa significhi comprare una donna, configurando il rapporto con la prostituta alla stessa stregua dell’acquisto di un prodotto, come se non avessero di fronte una persona, con un proprio nome, una propria età, una propria vita.

Quello che si compra è un diritto di utilizzo temporaneo di parte del corpo di un altro per il proprio godimento, secondo regole precisate all’atto della breve contrattazione.

Il piacere, dipende più dalla sensazione di dominio che dal tipo di atto sessuale richiesto.

Infatti, l’esperienza ricavata è solitamente banale, con una prevalenza di rapporti orali e vaginali, mentre altre pratiche, come il sesso anale o pratiche più estreme, come il sado-maso e il bondage, sono molto meno diffuse.

L’obiettivo quindi, è solo quello di raggiungere velocemente l’orgasmo.

I clienti, solitamente, ricevono le ragazze nelle loro automobili e hanno a disposizione solo pochi minuti di tempo. In alcuni casi si recano in piccoli alberghi che fittano le stanze anche solo per cinque minuti.

Il ricorso alla prostituzione è un fenomeno in costante accrescimento e trasformazione.

In Italia, i frequentatori più o meno occasionali di prostitute sarebbero circa 9 milioni, single e coniugati in percentuali quasi pari, giovani e anziani, con bassi e elevati livelli di istruzione, impiegati in tutte le posizioni occupazionali.

Da questi dati si deduce che l’abituale: “quanto vuoi?” pronunciato dal finestrino, non può spiegarsi come un fenomeno marginale, un rigurgito arcaico, un’anomalia della modernità ma va compreso nella complessità e contraddittorietà dell’attuale contesto sociale.

Certamente, per comprendere questo costume bisogna tenere presente che il cliente è una figura tipica di società che hanno ricevuto l’impronta del patriarcato, però il fenomeno della prostituzione è un fenomeno del nostro tempo, del nostro ordine sociale e pertanto va esplorato anche nei nuovi significati.

Gli uomini che pagano i servizi sessuali possono delineare condizioni di resistenza, di crisi o di cambiamento, rispetto ai modelli sociali tradizionali.

Nel primo caso ricorrono al commercio sessuale per affermare la superiorità e la differenza sessuale del maschio. Il desiderio sessuale diventa istinto animale da tenere sotto controllo, perché preme per trovare il necessario sfogo nell’orgasmo.

Questo cosiddetto “modello idraulico” della sessualità maschile, fortemente radicato nel senso comune, in cui la donna è per sua natura “oggetto”, è stato largamente usato in passato per giustificare il ricorso alla prostituzione.

La crisi invece, emerge in quegli uomini, fragili e insicuri, che non riuscendo ad adeguarsi all’evoluzione in senso paritario del rapporto di coppia, cercano di riaffermare la propria capacità di controllo sul femminile nel rapporto con le prostitute.

Il sesso a pagamento, infatti, come il consumo di immagini pornografiche, è un fenomeno che ha a che fare con le fantasie, che possono compensare le difficoltà vissute nelle relazioni. Il ricorso al sesso mercenario genera principalmente due tipi di fantasie, quello della rivalsa sessuale, in cui trapelano aspetti ostili e violenti, e quello dell’affermazione del proprio potere sessuale. Per alcuni clienti, la semplice mediazione del denaro rappresenta di per sé una garanzia in questo senso, perché il potere economico e il potere sessuale nel loro immaginario coincidono.

Infine, nel rapido cambiamento della società moderna, il mercato del sesso trova ampio spazio anche nelle moderne e molteplici accezioni della sessualità, separate dalla dimensione affettiva, dove i ritmi della vita sono dettati dal consumismo e dalla tecnologia e in cui il piacere è un diritto indipendentemente dall’impegno.

In questa prospettiva, la prostituzione non è qualcosa che riguarda una parte marginale, deviante, malata o anacronistica della nostra società ma è un tema che richiede un’assunzione di consapevolezza e riflessione collettiva e privata che possa condurre gli uomini a un migliore rapporto con il proprio corpo e la propria sessualità, non soffocando il desiderio ma smantellando gli stereotipi che ne fanno un semplice automatismo e  a un migliore rapporto con l’altro sesso, cercando una via verso il cambiamento nella relazione che non sia né quella della rivalsa né quella della rinuncia.

Maria Rossetti, ginecologa e sessuologa

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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