L’atrofia vulvovaginale è una malattia cronica e progressiva che si sviluppa dopo la menopausa in seguito al declino dei livelli di estrogeni.
È caratterizzata da un insieme di segni e sintomi associati alla riduzione degli estrogeni circolanti che determinano cambiamenti a livello vaginale, vulvare, dell’uretra e della vescica.
La sindrome include:
sintomi genitali
sintomi urinari
sintomi della sfera sessuale
Si tratta di una patologia poco conosciuta e sottodiagnosticata, che riguarda circa una donna su due in post menopausa. Si calcola che in Italia ne siano affette circa 7 milioni di donne.
La carenza di estrogeni in menopausa determina: la perdita del collagene, l’aumento del tessuto connettivo, la perdita dell’elasticità e la riduzione del flusso sanguigno a livello vaginale. Per questi motivi lentamente la mucosa vaginale si assottiglia, la vagina si accorcia e perde la propria elasticità e l’entrata vaginale si restinge. Inoltre si riduce la lubrificazione vaginale e l’acidità vaginale.
Anche la vulva si modifica con perdita del cuscinetto adiposo delle labbra, accorciamento delle piccole labbra e eccessiva esposizione del clitoride che si irrita molto facilmente.
Questi cambiamenti anatomici possono scatenare una serie di sintomi fastidiosi che spesso condizionano la vita sessuale della donna e le sue relazioni.
Secchezza, bruciore, arrossamento, prurito e dolore durante il rapporto sessuale sono i sintomi più frequenti.
La mucosa vaginale diventa maggiormente suscettibile a infezioni, microtraumi e sanguinamenti durante l’attività sessuale e anche durante la visita ginecologica.
La salute del tratto urinario è strettamente correlata con la sintomatologia vaginale.
I sintomi urinari più frequenti sono: aumentata frequenza, urgenza, incontinenza urinaria, infezioni ricorrenti del tratto urinario spesso anche in conseguenza di un rapporto sessuale.
L’atrofia vulvovaginale può essere fonte di problemi anche nelle donne che non hanno attività sessuale regolare perché i tessuti perdono la normale elasticità e, in assenza di stimolazione, diventano sempre più delicati e secchi fino alla comparsa di microtraumi, escoriazioni e sanguinamenti spontanei a causa dell’assottigliamento progressivo dei genitali.
Un recente studio, condotto in 4 paesi europei tra cui l’Italia, su 1.000 donne italiane in post-menopausa (di età compresa fra 45-75 anni) ha evidenziato che il 75% delle donne italiane in post-menopausa con atrofia vulvovaginale sono sessualmente attive.
Questi sintomi però, hanno un significativo impatto sulla loro vita intima e sulla capacità di avere rapporti sessuali piacevoli, così come sulla loro sensazione di spontaneità sessuale.
Durante l’attività sessuale coitale e non coitale, è emerso che il sintomo più frequente è la secchezza vaginale, insieme al dolore durante il rapporto sessuale che è considerato il sintomo più fastidioso. Seguono le modificazioni delle sensazioni genitali e la ridotta lubrificazione, che possono a loro volta determinare una riduzione del desiderio sessuale, una scarsa eccitazione, deficit orgasmico e una mancata soddisfazione sessuale.
Una donna su due dopo la menopausa presenta, per questi motivi, un declino nella frequenza dei rapporti sessuali.
Purtroppo quando questi sintomi iniziano a manifestarsi, difficilmente tendono a scomparire ma, al contrario, si cronicizzano e peggiorano nel tempo.
Pertanto è bene si inizi tempestivamente un trattamento.
Certamente, l’esperienza sessuale è caratteristica di ciascuna donna e non è influenzata soltanto dall’età e dalla menopausa, ma anche da un insieme complesso di fattori personali che influenzano la qualità della vita e la relazione di coppia.
Però, da uno studio condotto su un ampio campione di donne in postmenopausa si è visto che in Italia una donna su due soffre di atrofia vulvovaginale ma tra queste, solo il 25% lo comunica spontaneamente al proprio medico curante.
Inoltre il 70% riporta che solo raramente il medico rivolge loro domande su problemi come la secchezza vaginale.
Sembra quindi, che sia le pazienti che i loro medici tendano in modo del tutto simile ad attribuire questi sintomi a un’inevitabile e naturale processo di invecchiamento.
Le ragioni che portano le donne a soffrire in silenzio sono spesso di natura culturale, ritenendo che la fine delle mestruazioni porti anche alla fine della propria vita sessuale.
Inoltre, molto spesso c’è riluttanza a discutere temi così sensibili con il proprio medico, specie se è un uomo.
Ciò nonostante la categoria medica dovrebbe rimproverarsi di non chiedere alle donne in postmenopausa se soffrono o meno di sintomi correlabili all’atrofia vaginale.
Invece, è importante spiegare alla donna che la secchezza/atrofia vaginale non sarà un fastidio temporaneo, come potrebbero essere le vampate di calore che tendono a risolversi nel tempo, ma un disturbo che richiede un trattamento specifico.
Oggi vi sono molte possibilità per il trattamento dell’atrofia vulvare e vaginale sintomatica, ed è utile consultare il proprio ginecologo a questo riguardo.
Il ripristino della fisiologia urogenitale comporta il sollievo di molti sintomi vaginali e del tratto urinario.
L’impatto positivo della terapia dell’atrofia vaginale sulla qualità della vita generale e sulla vita sessuale della donna è sorprendente.
Maria Rossetti, ginecologa e sessuologa
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