Quattro anni di carcere al carabiniere che uccise Davide Bifolco. L’ira della madre: “Vergogna, ti mangio il cuore”

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Una lunga storia di dolore, proteste, rabbia, manifestazioni per difendere il nome di Davide Bifolco, un ragazzo di appena diciassette anni, ucciso da un colpo di pistola in pieno petto sparato da un carabiniere durante un inseguimento. Una storia cominciata meno di due anni fa, il 4 settembre 2014. La sentenza del gup era attesa da una folla di amici e parenti del ragazzo ucciso.

Il giudice ha condannato per omicidio colposo a quattro anni e quattro mesi di carcere (l’accusa aveva chiesto tre anni e quattro mesi) Giovanni Macchiarolo, il militare che quella notte al Rione Traiano, lungo via Cinthia, aveva premuto il grilletto mentre era convinto, dopo aver dato l’alt, di essere all’inseguimento di un latitante. Oltre ai quattro anni e quattro mesi, inoltre, il gup Ludovica Mancini ha condannato Macchiarolo all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. In pratica l’addio all’Arma per il condannato. Risuonano le parole che la madre di Davide, la signora Flora, gridò a poche ore dalla morte del diciassettenne: “Quando gli ha sparato, non l’ha visto in faccia? Quel carabiniere non ha visto che Davide era un bambino?

Oggi, a distanza di due anni, subito dopo la sentenza, la rabbia della signora Flora è ancora più incontenibile. Pronuncia parole di fuoco: “Hai bloccato il cuore di mio figlio, io il tuo me lo mangio, ti uccido”. E’ l’ira di chi vive un paradosso. “Vergogna – aggiunge la donna – l’altro mio figlio per un furto ha avuto cinque anni, ed è ancora in carcere. A questo che ha ucciso l’altro mio figlio solo quattro anni, vergogna, assassino. Se lui non va in galera anche mio figlio deve uscire”. Rabbia condivisa da chi ha atteso la sentenza davanti al tribunale, tra i parenti e gli amici di Davide.

Repubblica

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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