Si terranno in prefettura e nei locali della tenenza di Marano gli incontri e le eventuali audizioni della commissione d’accesso agli atti inviata dal prefetto al Comune di Marano. La triade composta da Gerlando Iorio (viceprefetto), Antonio Bruno (urbanista) e Antonio De Lise, comandante della Compagnia dei carabinieri di Giugliano, esaminerà gli atti, le delibere e le determine richieste a partire dalla prossima settimana. Gli atti richiesti sono numerosi, ma è del tutto evidente (e lo si intuisce proprio dalle richieste formulate) che la commissione si concentrerà in particolare su quattro-cinque questioni e grandi tematiche. Quali? Somme urgenze, abusi edilizi e di altro genere e relative procedure per la rimozione, appalto rifiuti (Falzarano e Ego Eco), pratiche per la media e grande distribuzione commerciale, lottizzazioni edilizie, parentele e sponsor politici scomodi. I commissari, poi, prenderanno in esame l’annosa questione dei canoni idrici non emessi negli ultimi 3 anni e mezzo, ma in questo caso, più che effettuare una verifica sulla presunta mafiosità degli atti, potrebbero “limitarsi” a segnalare il caso alla Corte dei conti e al Ministero delle Finanze per l’avvio delle procedure tese a punire i responsabili di quel che, al momento, pare essere un danno erariale di grande portata nonché un ipotetico falso in bilancio.
Quanto alle parentele e agli sponsor politici scomodi, i commissari partiranno dai dati oggettivi già da tempo noti alle forze dell’ordine. Quali? Ci sono almeno tre, quattro consiglieri e un ex assessore che sarebbero sotto osservazione, per legami parentali o di altra natura. E’ opportuno precisare che si tratta di verifiche di prassi e che ciò non significa che gli “ossservati” siano stati, a prescindere, portatori di interessi illegittimi o malavitosi o che gli stessi abbiano commesso abusi o reati. Nello specifico, saranno esaminate le posizioni di due consiglieri di maggioranza (un uomo e una donna) per quel che concerne il capitolo parentele, di due ex assessori, dello stesso primo cittadino, di un consigliere di minoranza (sempre parentele) e di due consiglieri di maggioranza per quel che attiene la questione degli sponsor scomodi o in odor di camorra.
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