Secondo Meloni, questa riforma garantirebbe «due grandi obiettivi», ossia «il diritto dei cittadini a decidere da chi farsi governare» e «il principio per cui chi viene scelto dal popolo possa governare con un’orizzonte di legislatura». Lo stesso concetto è stato espresso dalla ministra per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha presentato più nel dettaglio la riforma.
Al momento il testo del disegno di legge non è ancora pubblicamente disponibile, ma il suo contenuto è stato riassunto dal governo in un comunicato stampa. Secondo fonti stampa, il testo della riforma è composto da cinque articoli, che modificano quattro articoli della Costituzione: l’articolo 59, l’88, il 92 e il 94.
Il contenuto della riforma
È previsto inoltre un premio di maggioranza pari al 55 per cento dei seggi in Parlamento per la coalizione che esprime il presidente del Consiglio, per garantire maggiore stabilità al governo. Su questo punto, però, il governo deve ancora presentare la sua proposta per cambiare la legge elettorale.
Con la modifica dell’articolo 88 si elimina poi la possibilità per il capo dello Stato di sciogliere anche solo una delle due camere. La riforma prevede inoltre una norma definita “anti-ribaltone”, per impedire in futuro la formazione di governi tecnici o con altre maggioranze rispetto a quelle vincitrici alle elezioni. Con la modifica dell’articolo 94 della Costituzione, se il presidente del Consiglio eletto non ottiene la fiducia del Parlamento, il presidente della Repubblica gli rinnova l’incarico e, qualora non ottenga di nuovo la fiducia, scioglie le camere. In caso di dimissioni, impedimento o sfiducia delle camere, il presidente della Repubblica può affidare l’incarico di formare un nuovo governo al presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare della maggioranza, solo per realizzare il programma di governo e le dichiarazioni programmatiche approvate dal presidente inizialmente eletto. Se il governo non ottiene la fiducia, il capo dello Stato scioglie le camere.
È prevista infine la cancellazione del secondo comma dell’articolo 59, eliminando la possibilità per il presidente della Repubblica di nominare nuovi senatori a vita. Quelli attualmente in carica mantengono il loro incarico fino alla scadenza del mandato, mentre per gli ex presidenti della Repubblica rimane comunque il diritto di diventare senatore a vita.
Il percorso della riforma
Al momento la maggioranza di centrodestra non ha i numeri in Parlamento per poter approvare il disegno di legge di riforma costituzionale senza la possibilità di dover passare per un referendum popolare. Alla Camera la maggioranza dei due terzi dell’assemblea è fissata infatti a 266 voti e il centrodestra può contare su 238 deputati. Discorso simile vale per il Senato, dove i voti necessari sono 166 e la maggioranza può contare su 136 senatori.
Qualora venisse approvata definitivamente, la riforma non entrerebbe comunque in vigore da subito, ma dal primo scioglimento delle camere dopo la sua approvazione. Se l’attuale legislatura dovesse terminare alla sua scadenza naturale, la riforma costituzionale entrerebbe in vigore nel 2027.