Reddito di cittadinanza addio, arriva l’assegno di inclusione

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Nuova, parziale retromarcia del governo Meloni: ora ad andare in pensione prima ancora di essere stati varati tocca a Gil, Gal e Pal, gli ampiamente annunciati interventi che dovevano sostituire drasticamente il Reddito di cittadinanza, misura che alla premier non piace. Ora, dunque, è tempo di dare il benvenuto all’Assegno di inclusione, di fatto il nuovo Reddito di cittadinanza «riformato» che, riveduto e corretto, arriva così ad avere il suo terzo battesimo senza aver ancora emesso il primo vagito.

Il nuovo strumento di contrasto alla povertà sostituirà dal primo gennaio 2024 (salvo nuovi ripensamenti da qui al primo maggio) il Reddito di cittadinanza voluto dai Cinque Stelle e approvato tra il 2018 e il 2019 dal governo Conte, ovvero dalla maggioranza giallo-verde che aveva trionfalmente annunciato di avere così «abolito la povertà».
L’Assegno di inclusione però porta con sé numerosi paletti. Lo strumento, infatti, potrà essere chiesto solo dalle famiglie nelle quali ci sono componenti disabili, minori o over 60 e potrà arrivare a 500 euro al mese moltiplicati per la scala di equivalenza fino a un massimo di 2,2 (2,3 nel caso di disabili gravi). In soldoni, come si legge nella bozza del decreto, la scala vale uno per il primo componente, 0,5 per ogni altro componente con disabilità, 0,4 per gli altri componenti over 60 o con carichi di cura, 0,15 per i bambini fino a due anni e 0,10 per gli altri minori.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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