Marano, la palazzina abusiva che fu tra i motivi di scioglimento del Comune: ora c’è una relazione della polizia municipale

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Ci sono ancora sei nuclei familiari nella palazzina (abusiva) di via Sant’Agostino, realizzata nel lontano 1992 da Vincenzo Polverino, condannato in primo grado per associazione mafiosa. Lo si evince da una relazione sottoscritta dagli agenti della polizia municipale di Marano, che nei giorni scorsi hanno effettuato un sopralluogo. Vincenzo Polverino, meglio noto come “Peruzzo”, è il cugino del super boss Giuseppe, detenuto dal 2012. Il caso Sant’Agostino è uno dei motivi che hanno indotto, poco meno di nove mesi fa, il Viminale a chiedere e ottenere lo scioglimento per camorra del Comune di Marano, il quarto della sua travagliata storia.

La struttura, sorta nel 1992, fu acquisita nello stesso anno al patrimonio del Comune. Dal 1992 al 2018, tuttavia, nessun atto – finalizzato agli sgomberi – fu emanato dal municipio di Marano. Tre anni e mezzo fa, con l’ente cittadino anche allora commissariato per mafia, si decise di avviare l’iter amministrativo e molte famiglie – che in quel momento ancora versavano i canoni di affitto alla famiglia Polverino – furono costrette a lasciare le proprie abitazioni. Nel frattempo, la Direzione distrettuale antimafia accese i riflettori su Vincenzo Polverino: l’uomo fu arrestato, poiché ritenuto al vertice di un gruppo criminale alleatosi con il clan Orlando. “Peruzzo”, tuttora detenuto, rimediò in seguito una condanna (in primo grado) per associazione mafiosa.

La palazzina, la cui proprietà è rivendicata dal Comune di Marano, finì al centro di una querelle giudiziaria. I legali di Polverino, infatti, sostenevano che l’ente cittadino avesse commesso una serie di errori procedurali, tra cui la mancata notifica di alcuni atti.

Ma non solo: per gli avvocati della famiglia Polverino, l’ufficio tecnico comunale – tra il 1994 e il 2014 – aveva addirittura dichiarato procedibili le istanze di sanatoria edilizia presentate dai titolari della palazzina. E tutto ciò avveniva quando l’Ente, già dal 1992, era a tutti gli effetti proprietario del bene. Una serie di motivazioni tecniche, insomma, accolte sia in sede di Tar che di Consiglio di Stato. I giudici amministrativi, argomentando le sentenze, avevano evidenziato gli errori posti in essere dal Comune di Marano.

Da quel momento sulla vicenda calava nuovamente il silenzio. Il caso Sant’Agostino è tornato in auge solo pochi giorni fa. Il Comune avrebbe dovuto riformulare l’iter tecnico (notifica ordinanza di demolizione e successiva acquisizione al proprio patrimonio). Pare sia stato fatto dalla ex dirigente Mucerino prima di essere congedata dai commissari. Ma non è chiaro se l’iter sia in regola e se si può eventualmente procedere con diffide e sgomberi.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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