Droga, racket e scontri tra le famiglie Cristiano e Monfregolo, ecco perché Arzano è diventata una polveriera. Mentre il Comune e la prefettura si rimpallano le competenze, il clan installa telecamere per controllare la città. Il controllo delle piazze di spaccio e del racket delle estorsioni ha scatenato un regolamento di conti tra le varie anime degli Amato-Pagano, prima alleati tra di loro contro i Di Lauro e oggi diventati rivali: sono queste le ipotesi più battute dagli investigatori per decifrare il cruento scontro a suon di morti ammazzati, sparatorie, pestaggi, “pulizie etniche” e bombe che non hanno risparmiato i vicini comuni di Frattamaggiore e Frattaminore dove risiede il cognato del boss Pasquale Cristiano, Vincenzo Mormile, che si era reso protagonista qualche anno fa insieme a Cristiano di una dimostrazione di forza in giro per Arzano a bordo di Lamborghini e Ferrari.
Una escalation criminale che vedrebbe collegati gli agguati di Frattamaggiore e Frattaminore ad un attacco ai Cristiano fin dentro il cuore delle loro presunte attività “lecite”. Un clan, quello di cui fanno parte i Monfregolo, che starebbe allungando i suoi tentacoli stringendo patti anche con esponenti di primo piano della vicina Casoria, espugnando quello che una volta era considerato feudo del clan Moccia. Il paradosso in tutta questa vicenda è che mentre il Comune e la Prefettura si rimpallano le competenze per l’istallazione delle telecamere, il clan ha anticipato i tempi montando in molti luoghi sensibili telecamere per controllare la zona e prevenire incursioni di clan rivali. Basta farsi un giro in via Colombo, nel rione della 167 (scala C), per rendersi subito conto dell’istallazione di due video citofoni.
Ma anche girando per via Luigi Piscopo si scorge una telecamere fissa che da tempo scruta i passanti e le vetture a protezione di quella che fino a qualche mese era una piazza di spaccio gestita da un affiliato al gruppo Cristiano arrestato appena qualche settimana fa per estorsione ai danni di un commerciante. Ma la lunga lista non finisce qui. Anche all’ingresso della Terza traversa di via Alfredo Pecchia, proprio sotto la tabella toponomastica, si scorge una telecamere messa per controllare il viale comunale. Una humus criminale che deve registrare anche le scarcerazioni eccellenti di Giosuè Belgiorno detto “il grande”, pupillo di Cesare Pagano, fondatore del clan insieme al cognato Raffaele Amato, e referente del sodalizio ad Arzano. Fuori dalle patrie galere anche Salvatore Romano e Davide Pescatore. La gente ha paura e non è raro, in pieno giorno, assistere a carovane di affiliati a bordo di vetture e moto in giro per la città. Ormai c’è anarchia, la gente ha paura e chiede a gran voce l’intervento dello Stato.
G.B.
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