Processo Bertini-Cesaro-Simeoli: a Napoli sfilano numerosi testimoni: dall’ex dirigente Micillo all’ex presidente del Consiglio Di Guida

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Nuova udienza del processo Bertini-Simeoli-Cesaro. Il primo, l’ex sindaco di Marano, è accusato di concorso esterno con il clan Polverino; gli altri tre, i fratelli Aniello e Raffaele Cesaro e l’imprenditore Angelo Simeoli, rispondono del reato di corruzione.

Udienza densa di spunti e testimonianze. Sul banco dei testimoni sono saliti l’imprenditore Giuseppe Trinchillo, titolare di un’azienda di autodemolizioni nel territorio a nord di Napoli. Trinchillo ha riferito sulle circostanze che lo videro in contatto con Simeoli Angelo e i Cesaro nella fase (parliamo di oltre diversi anni fa) in cui era interessato ad acquistare un capannone nell’area Pip di Marano, realizzato da una società di scopo dei Cesaro che si era aggiudicata un bando emesso dal Comune di Marano.

Ha testimoniato anche l’ex presidente del Consiglio comunale di Marano, Angela Di Guida, nipote di Antonio, imprenditore di recente condannato nell’ambito del processo di primo grado sull’area Pip. La Di Guida ha riferito sulla vicenda Pip, ribadendo di non conoscere i dettagli dell’operazione e solo di aver sentito – come voci – che Bertini aveva preso soldi come tangenti.

E’ stata ascoltata dagli avvocati delle parti e dal pm anche la ex dipendente comunale Flora Principe, che ha riferito su una missiva – già oggetto del procedimento Pip – contenente una sua firma risultata falsificata. Ad apporla sarebbe stato l’ex dirigente dell’area tecnica Armando Santelia.

Sul banco dei testimoni anche Giovanni Micillo, ex dirigente dell’ufficio tecnico comunale. Ha riferito di aver conosciuto Nico Santoro, defunto ex progettista del Pip scelto dall’ex sindaco Bertini, come consulente dei Cesaro. Ha ribadito di conoscere Biagio Iacolare, ex vicepresidente del consiglio regionale, evidenziando che erano compagni di scuola alle superiore e di non aver mai chiesto a questi favori per ottenere promozioni lavorative. Micillo fu accusato di corruzione, ma la pubblica accusa chiese poi l’archiviazione perché il fatto era ormai prescritto. Il teste ha dichiarato di non aver mai favorito i Cesaro per il Pip. Dalla discussione è emerso che c’era un rapporto di conoscenza tra loro, visto che gli imprenditori di Sant’Antimo abitavano accanto ai suoi genitori.

Infine la dichiarazione spontanea di Raffaele Cesaro, che ha affermato di esser stato ostacolato da Micillo per la vicenda Pip e che lo stesso gli avrebbe riferito, per risolvere alcune problematiche, di rivolgersi a Biagio Iacolare. Cesaro ha ribadito di essersi poi accordato con Iacolare per il pagamento di una tangente e di aver versato somme anche a Micillo per ottenere favori in relazione ad alcune pratiche edilizie.

L’udienza è stata poi rinviata a fine dicembre.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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