Mimmo Lucano, i fondi europei per i migranti utilizzati per i concerti e altro: le intercettazioni

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L’attività di Lucano, condannato a 13 anni e 2 mesi per quello che è stato definito “modello Riace”, è stata definita dal magistrato come un «mercimonio fatto in nome dell’accoglienza». Una vicenda di cui Lucano «è innegabilmente il primo protagonista».

Nelle intercettazioni, riportate da La Verità, si legge come «lo SPRAR» che «ha come compito quello di emancipare il migrante, insegnandogli la lingua italiana, offrendogli l’educazione civica, dargli assistenza psicologica e la possibilità di entrare nel mondo del lavoro», fosse usato come mezzo dai laboratori di Lucano, che la toga ha definito come «lo specchietto per le allodole».

«Avanzano questi soldi, tu non preoccuparti, vai a comprare una cameretta per te e per i ragazzi» diceva Fernando Capone, legale rappresentante di Città futura (condannato a 9 anni e 10 mesi). E quando l’interlocutore domandava «ma si può fare?», Capone rispondeva: «No che non si può fare, ma che cazzo te ne frega, l’importante è che tu non debba restituire i soldi. Noi lo facciamo sempre».

Persino il figlio di Mimmo Lucano lo avvisava: «Attento papà, guarda che quei soldi ti sono stati dati per gestire i migranti […] sono fondi della Comunità Europea». Quei fondi, invece, venivano usati perfino per pagare i concerti estivi del 2015 e del 2017.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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