Marano, il j’accuse di don Gennaro Capasso durante l’omelia di ieri: “In questa città non c’è nulla, solo la Chiesa offre qualcosa ai giovani”

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“A Marano non c’è niente, se non la Chiesa. I giovani non hanno altro, hanno solo le parrocchie che lavorano notte e giorno con tante iniziative per offrire loro qualcosa di positivo, per allontanarli dalle tentazioni della strada”.

Lo ha gridato forte ieri durante l’omelia per il funerale di Giuseppe Morra, il 15 enne morto domenica scorsa dopo essersi schiantato con uno scooter contro un palo della pubblica illuminazione. Un j’accuse, quello di padre Gennaro Morra (don Rino per la comunità di San Rocco), che non è passato inosservato.

Le parole del prelato non possono non trovarci d’accordo: Marano, nell’arco di un decennio e anche più, ha dovuto dire addio a tante cose, tante strutture, non solo quelle per i giovani. Molte altre non le ha mai avute: ha perso il cinema (il leggendario Siani, già Lily), la sezione distaccata del tribunale di Napoli, il centro per l’impiego. Ha una villa comunale non videosorvegliata e poco attrezzata; un’area ludica, piazza Libera, in pessime condizioni; ha uno stadio ma non una società capace di iscrivere una squadra in un campionato agonistico rilevante; ha perso il Psaut, struttura sanitaria di primo soccorso; non ha un parco urbano (modello Villaricca), piste ciclabili, piscine, strutture mercatali degne di tal nome, e nemmeno un centro commerciale, con annessi servizi, ormai presenti in tutti i territori limitrofi. Gli uffici comunali, poi, sono letteralmente allo sbando. E’ l’unica città, inoltre, a non avere collegamenti diretti con la metro o l’asse mediano.

Molte mancanze sono figlie delle scelte politico-malavitose compiute negli Ottanta-Novanta e primi anni del Duemila, quando qualcuno pensò e volle che la città fosse solo inondata di cemento e hashish.

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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