La camorra brucia i manichini dei pentiti, Cafiero de Raho: «Segnali di insofferenza per i successi dello Stato»

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Quattro giorni fa era alla conferenza stampa con i suoi colleghi della Procura di Reggio Calabria per illustrare l’operazione che ha portato a 90 arresti per gli affari della ‘ndrangheta in più Paesi europei. Dal suo osservatorio, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho mantiene il controllo costante sulla realtà della criminalità organizzata in Italia. E non gli sfuggono episodi all’apparenza minori, come quello accaduto nel rione Savorito a Castellammare.

Procuratore Cafiero de Raho, il manichino bruciato con il cartello dalla scritta anti-pentiti è dimostrazione di una fase di arresto nelle collaborazioni con la giustizia?
«Non direi, non mi risulta esistano al momento stasi negli avvii di collaborazioni con gli inquirenti da parte di personaggi affiliati ai diversi gruppi mafiosi. Registro invece una recrudescenza di intolleranza nei confronti dell’azione di controllo e repressione dello Stato».

Perché intolleranza?
«Vedo messaggi chiari in alcuni episodi degli ultimi giorni, accaduti sempre in provincia di Napoli. Un colpire, con gesti violenti, realtà simbolo dell’azione positiva dello Stato».

Quali episodi mette in collegamento?
«Qualche giorno fa, il 30 novembre scorso, è stato dato fuoco alle casette che ospitano il mercatino natalizio in prossimità del castello mediceo ad Ottaviano. Un luogo simbolico, recuperato alla collettività e alla socialità. Il castello è la struttura storica che fu acquistata da Raffaele Cutolo. Recuperare l’area per una funzione di condivisione sociale é messaggio positivo che sembra aver dato fastidio».

Il Mattino

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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