Il blitz contro i Casamonica e quel funerale che fece scalpore

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Vittorio Casamonica, morto a 65 anni nell’agosto del 2015, per il quale fu celebrato il famoso funerale-show con musiche, cavalli e carri della ditta Cesarano di Calvizzano, in provincia di Napoli, e petali lanciati dall’alto, era il «re» di una cosca mafiosa. Così lo consideravano gli altri capiclan che ora sono finiti in carcere accusati, per l’appunto, di associazione mafiosa, a cominciare da Luciano Casamonica, divenuto noto alle cronache nell’inchiesta su «Mafia capitale» perché impiegato nelle cooperative di Salvatore Buzzi e per la foto con l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.

«Vittorio per noi è un re», diceva Luciano a Massimiliano Fazzari, uno dei pentiti che ha collaborato all’indagine della Procura di Roma sfociata nel blitz dei carabinieri del comando provinciale. Luciano da ragazzo era uno degli autisti di Vittorio, e al «funerale dello scandalo» era uno dei quattro che portarono a spalla la bara del «re». In quell’occasione la banda di musicisti reclutata per suonare fu costretta ad eseguire la colonna sonora del film Il Padrino, e non venne nemmeno pagata. «Prima che cominciassimo a suonare – ha testimoniato uno dei musicisti –, è venuto verso di noi un uomo dell’età di 40-50 anni, dall’aspetto che sembrava di origine zingara; egli, rivolgendosi a tutti noi lì presenti, con fare prepotente ha detto. ‘Dovete suonare Il Padrino!’. Noi non abbiamo accolto questa richiesta dicendo che avremmo preferito le marce funebri, ma egli avrebbe risposto: ‘Qui si fa come dico io, dovete suonare Il Padrino!’. L’atteggiamento dell’uomo e la presenza di tanta altra gente della sua famiglia lì intorno ci ha portato ad eseguire quanto richiesto».

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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