Siccità, l’effetto deserto dopo 100 giorni

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Le conseguenze non sorprendono. Stupiscono, e non poco, le cause. La prima: «È stata una delle primavere più asciutte degli ultimi sessant’anni». La seconda: «Le precipitazioni sono calate anche dell’80%». La terza: «Si sono registrate ondate di calore a giugno e luglio». Risultato: «Il mese passato due terzi dell’Italia registravano livelli di siccità preoccupanti», sintetizzano gli esperti dell’European drought observatory, l’ente che monitora il fenomeno.

«Nei primi sei mesi di quest’anno — calcolano — è caduta meno della metà di pioggia attesa». A Civita Castellana (Viterbo), 27 chilometri dal lago di Bracciano, da ottobre 2016 a giugno il deficit ha toccato i 36,5 centimetri. Le piogge attese per fine agosto dovrebbero attenuare i livelli di desertificazione. «Ma bisognerà aspettare settembre per avere un miglioramento».

«Il fatto nuovo è che si sono allargate le zone dove si registra la siccità: sono comparse aree, come il Centro Italia, che storicamente non avevano problemi», ragiona Anna Luise, esperta dell’Ispra di desertificazione. «Alla fine di agosto ci sono gli stessi valori di luglio e questo è allarmante». Preoccupa proprio l’assenza prolungata di precipitazioni. «Se piove dopo dieci giorni di bel tempo il terreno è comunque in grado di assorbire l’acqua. Ma se la pioggia non si fa vedere per cento giorni il suolo diventa incapace di gestire il flusso idrico». «È chiaro che è in corso da noi una modificazione del regime meteoclimatico», dice diplomaticamente Luise. Per questo, suggerisce, «è urgente un piano di azione di adattamento alla siccità. Questi episodi non solo si ripeteranno, ma lo faranno con maggiore frequenza e intensità».

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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