Strade bloccate e pregiudicati in prima fila, divampa la polemica per i funerali di Rozzano

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“Ragazzi la rotonda è nostra: bloccate la strada, bloccate di là”. Tutt’intorno moto e motorini che sgasano e suonano, un fiume di auto si riversa nel corteo che s’impadronisce del centro. Molti ragazzi girano senza casco, alcuni sono in tre su un motorino. Per strada neppure l’ombra di un vigile. Venerdì due settembre. E’ un pomeriggio di sole a Rozzano, la città che ha dato i natali al pm antimafia Nino Di Matteo. Si celebrano i funerali di un giovane di 24 anni molto noto in città, morto in un tragico incidente sulla statale 35 dei Giovi. Si chiamava Ruben Castellan ed era in coma dal 22 agosto. Attorno al suo feretro, all’uscita dalla chiesa Sant’Angelo, si materializza una grande processione con mezzi, striscioni, magliette e quant’altro mai autorizzata dal Comune. Viene anche filmata da tal Gennaro “Genny” Speria (collane d’oro, una pistola tatuata sul collo, sulle ciglia l’insegna della sua officina “area51”). A rivedere le immagini, in effetti, sembra di stare a Bogotà o a Palermo, non alle porte di Milano. Sui social scoppia la polemica. La famiglia risponde: “Attappatevi la bocca”.

Lo “spettacolo”, a chi lo ha subito, è parso alquanto sinistro. Alcuni residenti scomodano Gomorra e chiamano in causa l’amministrazione e le istituzioni “assenti” di fronte a un’esibizione di “possesso” dello spazio pubblico cittadino. In prima fila, denunciano alcuni, c’erano pezzi da novanta della criminalità rozzanese. “Abito qui da 36 anni”, spiega un cittadino che su Facebook rivendica il diritto a veder rispettata la legalità. “Rozzano si è fortemente connotata come una città del profondo sud. Con tutte le variabili del caso. Questo episodio mi è parso una prova di forza, un tentativo di dire ‘il territorio è nostro, qui comandiamo noi’. Perché non c’era nessuno delle istituzioni, nessuno delle forze dell’ordine. Da quello che si vede è un abuso di spazi pubblici, della pazienza dei cittadini, perché questi ragazzotti occupano il manto stradale, le rotonde, il traffico, in due o in tre senza casco”. E Gomorra? “Nel video si vedono alcuni che incitando i passanti a fermare la circolazione, danno indicazioni sul percorso, smistano le auto. Io non li conosco ma chi li conosce meglio li ha identificati e li riconduce alle famiglie che oggi detengono lo spaccio della droga”. “Non mi preoccupa tanto chi c’era ma le risposte. Post e commenti del tipo: ‘è una ragazzata fatta col cuore e si può anche accantonare per un momento la legge’. Nel mio avevo scritto che se ognuno lo fa è il farwest”.

Il Fatto

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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