Rapporto Istat: Italia paese di vecchi, arretra la speranza di vita

0
374 Visite

Nel 2014 l’Italia si conferma il quarto paese per importanza demografica dopo Germania, Francia e Regno Unito. Oltre un terzo della popolazione italiana è concentrata in tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania. Il Mezzogiorno è l’area più popolata del Paese anche se è cresciuta meno dal punto di vista economico nel periodo 2004-2014: il Pil del Nord, infatti, è esattamente il doppio di quello del Sud. Ma siamo un paese vecchio, dove non ci si sposa e non si fanno figli. Leggiamo poco ma andiamo nei musei e al cinema. La criminalità è in calo e siamo diventati più bravi a riciclare i rifiuti. Il nostro agroalimentare è primo in Europa per qualità e siamo anche più salutisti: mangiamo meglio e fumiamo meno, anche se solo un terzo pratica sport in maniera costante.

A passare allo scanner lo Stivale e i suoi abitanti è l’Istat, che ha diffuso oggi il suo rapporto annuale dal titolo “Noi Italia”.

L’Italia è un paese per vecchi. Al 1 gennaio 2015 ci sono 157,7 anziani ogni 100 giovani e 55,1 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa, valori in continua ascesa negli ultimi anni.

Secondo le prime stime relative al 2015, per la prima volta negli ultimi 10 anni la speranza di vita alla nascita arretra, con un decremento di 0,2 punti per gli uomini (80,1) e 0,3 per le donne (84,7). Nel Mezzogiorno i valori della speranza di vita si confermano al di sotto della media nazionale.

Continua a diminuire il numero medio di figli per donna, nel 2014 si attesta a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale. Se si considera l’età della madre, le regioni del Mezzogiorno si confermano, mediamente, quelle con le madri più giovani.

Criminalità in calo. Omicidi e rapine in calo, ma a fronte di un aumento dei furti. L’Istat segnala che i primi e le seconde si sono registrati rispettivamente in un numero di casi pari a 0,78 e a 64,5 per 100mila abitanti. In flessione invece i furti denunciati, soprattutto quelli in appartamento (420,9 per 100mila abitanti).

L’incidenza maggiore di omicidi continua a registrarsi in Calabria, con la Campania che invece svetta per il valore massimo di rapine, a fronte del Centro-Nord che presenta i tassi più alti per furti denunciati.
È di sesso femminile il 31,1% delle vittime di omicidio, e nel 55% dei casi l’assassino è il partner o l’ex partner. A livello territoriale Umbria e Toscana presentano la percentuale più alta di vittime donne. Nel confronto con i paesi europei l’Italia si conferma in una posizione intermedia per questa tipologia di omicidio. In ogni caso il rischio criminalità si conferma uno dei problemi più sentiti dai cittadini: nel 2015 la quota di famiglie italiane che hanno percepito un elevato rischio di criminalità è salito significativamente (41,1% dal 30% del 2014), riprendendo il trend di crescita interrotto l’anno precedente.

Gli stranieri in Italia. All’inizio del 2015 risiedono in Italia oltre 5 milioni di cittadini stranieri (1,9% in più rispetto all’anno precedente) che rappresentano l’8,2% del totale dei residenti. Alla stessa data sono regolarmente presenti 3.929.916 cittadini non comunitari (55mila in più rispetto al 2014). Il flusso in ingresso di cittadini non comunitari verso il nostro Paese risulta in flessione: nel corso del 2014 i nuovi permessi rilasciati sono stati quasi il 3% in meno rispetto all’anno precedente.

La riduzione dei nuovi ingressi ha riguardato soprattutto il Nord-est del Paese, mentre nel Mezzogiorno si è registrato un deciso aumento (quasi 8mila in più), a seguito soprattutto degli arrivi per mare di persone in cerca di protezione internazionale. Il grado di istruzione degli stranieri è di poco inferiore a quello degli italiani: tra i 15-64enni quasi la metà degli stranieri ha al massimo la licenza media, il 40,1% ha un diploma di scuola superiore e il 10,1% una laurea (tra gli italiani il 15,5%).

Primi in Ue per agroalimentare di qualità. Nel settore agroalimentare il nostro Paese registra il numero di denominazioni geografiche più elevato a livello comunitario, 269 nel 2014. Oltre all’Italia le produzioni di qualità sono valorizzate in Francia, Spagna e Portogallo. Nel 2013 il valore aggiunto per addetto del settore è pari a 142,8 euro per 100 euro di costo unitario del lavoro, confermando il trend di crescita. La migliore performance si riscontra nel Nord-Ovest, grazie alla maggiore presenza di aziende di grande dimensione. All’interno delle ripartizioni geografiche, al Nord il livello più elevato dell’indicatore si registra in Lombardia, al Centro nel Lazio mentre tra le regioni meridionali si distinguono Calabria, Sicilia e Sardegna. Nel 2014 la distribuzione di fertilizzanti semplici per uso agricolo si mantiene stabile (0,1 tonnellate per ettaro di SAU), mentre aumenta quella di principi attivi per ettaro di superficie agricola utilizzata (4,9 chili per ettaro di SAU). L’agriturismo conferma la tendenza strutturale alla crescita: tra il 2004 e il 2014 le aziende agrituristiche sono aumentate del 55,1%, quasi il 36% è gestito da donne.

Aumenta densità popolazione. L’Italia si conferma tra i paesi più densamente popolati dell’Unione europea: nel 2014 la densità della popolazione è di 201,2 abitanti per chilometro quadrato, con un aumento di quasi 10 abitanti negli ultimi 10 anni. Nel 2015 le aree protette comprese nella Rete Natura 2000 coprono il 19,3% della superficie nazionale, collocando l’Italia al di sopra della media Ue28 (18,1%). Oltre un quinto del territorio del Mezzogiorno è compreso in questa rete, Sicilia e Sardegna presentano i valori regionali più alti.

Gli indicatori sui permessi di costruire registrano nel 2013 un nuovo calo: ogni mille famiglie sono stati autorizzati circa 177 m2 di superficie utile abitabile (868 nel 2005). A livello regionale la situazione si presenta tuttora eterogenea, con valori molto inferiori a quelli medi in Toscana e Liguria e più alti nella provincia autonoma di Bolzano.

Meno giornali più web. Nel 2015 si stabilizza la quota di persone che leggono quotidiani (47,1%) e aumenta leggermente quella di chi legge libri, anche se è ancora sotto il 50%. Le percentuali maggiori di lettori si registrano fra i giovani e le donne. A livello territoriale tutte le regioni del Mezzogiorno presentano valori inferiori al dato nazionale ad eccezione della Sardegna. Si conferma elevato, anche se in leggera diminuzione, l’utilizzo della Rete per la lettura di giornali, news o riviste; tra i giovani di 20-24 anni uno su due usa il web a questo scopo. Su scala europea l’Italia occupa l’ultima posizione insieme all’Irlanda (nel 2014). Nel 2015 l’8,2% della popolazione di 6 anni e più legge online e scarica dal web libri e e-book, la quota sale a poco meno del 20% tra i giovani di 15-24 anni. Questa forma di fruizione culturale è più diffusa nel Nord-ovest, unica ripartizione dove si registra una crescita rispetto al 2014.

Più visite a musei ma poco sport. Se da un lato cala la lettura, dall’altro cresce la partecipazione culturale degli italiani. Negli ultimi anni sono aumentati i visitatori a musei e mostre e a siti archeologici e monumenti ma anche le persone che vanno al cinema (quasi il 50% della popolazione). La fruizione di spettacoli o intrattenimenti fuori casa è piuttosto differenziata a livello territoriale: il divario tra ripartizioni è molto rilevante nel caso di visite a musei e monumenti, maggiori nel Centro-Nord. Nel 2013 le famiglie italiane hanno destinato alla spesa per ricreazione e cultura mediamente il 6,5% della spesa complessiva per consumi finali, una quota inferiore a quella riscontrata nel 2012. La riduzione accomuna tutte le ripartizioni; il valore più elevato di questa spesa si osserva nel Nord-ovest, mentre il Mezzogiorno presenta una quota inferiore alla media nazionale. La propensione alla pratica sportiva è in crescita nel 2015 ma riguarda ancora solo un terzo della popolazione (più gli uomini che le donne); la quota più elevata si riscontra nel Nord-est (39,4%), la più bassa nel Mezzogiorno (24,9%). Poco meno di un quarto dei praticanti vi si dedica in modo continuativo.

Italiani più salutisti. Gli stili di vita degli italiani continuano al migliorare. Nel 2014 si riducono i consumatori di alcol a rischio (15,5%), i fumatori (19,5%) e le persone obese (10,2%). A livello territoriale la quota più alta di consumatori di alcol si ritrova nel Centro-Nord mentre l’obesità è più diffusa nel Mezzogiorno. Nel 2013 la spesa sanitaria pubblica italiana si attesta intorno ai 2.400 dollari pro capite a fronte degli oltre 3.000 spesi in Francia e Germania. La quota di spesa sanitaria privata è pari al 22,6% del totale, inferiore di oltre un punto percentuale rispetto a quella tedesca ma superiore a quella francese.I tumori e le malattie del sistema circolatorio sono le patologie per cui è più frequente il ricovero ospedaliero; tuttavia il ricorso al ricovero è in progressiva riduzione perchè sempre più spesso le persone vengono curate in contesti assistenziali diversi dagli ospedali (day hospital o ambulatori). Nel 2013 i ricoveri per le malattie circolatorie e i tumori si confermano più elevati nelle regioni del Centro, rispettivamente 2.044,6 e 1.212,6 per 100mila abitanti.

In Italia la mortalità per tumori e malattie del sistema circolatorio è inferiore alla media europea; nel 2012 i decessi per queste cause sono stati rispettivamente 27,0 e 34,4 ogni 10mila abitanti. Nel Mezzogiorno la mortalità per tumori è inferiore alla media nazionale, mentre è più elevata quella per malattie del sistema circolatorio. Il tasso di mortalità infantile, importante indicatore del livello di sviluppo e benessere di un Paese, continua a diminuire; nel 2013 in Italia è di 2,9 per mille nati vivi, tra i valori più bassi in Europa.

Meno rifiuti. Nel 2014 continua il calo nella produzione di rifiuti urbani, 487,8 chili per abitante, circa 3 chili in meno rispetto all’anno precedente. A livello territoriale, le maggiori quantità di rifiuti urbani si raccolgono nelle regioni del Centro Italia. Prosegue la riduzione di rifiuti raccolti e smaltiti in discarica, nel 2014 sono 153,5 chili per abitante, 27,7 in meno rispetto al 2013. Le migliori performance si registrano per la provincia autonoma di Bolzano, la Lombardia e il Friuli-Venezia Giulia. La raccolta differenziata, fattore strategico per la corretta gestione dei rifiuti, nel 2014 ha raggiunto l’obiettivo del 45% previsto dalla normativa nazionale per il 2008. In vetta alla graduatoria si collocano la provincia autonoma di Trento e il Veneto, dove si supera il 65%, obiettivo previsto per il 2012. La Sicilia è invece la più lontana dai target (12,5%). Nel 2015 aumentano rispetto all’anno precedente le percentuali di famiglie che percepiscono inquinata l’aria della zona in cui vivono

(36,7%) e che evidenziano la presenza di odori sgradevoli (20,5%). Sull’inquinamento dell’aria sono le famiglie del Nord-Ovest a segnalare maggiormente il problema mentre la percezione di odori sgradevoli interessa di più quelle del Mezzogiorno.

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
  • Fascinated
  • Happy
  • Sad
  • Angry
  • Bored
  • Afraid

Commenti