Cronache internazionali. Lula torna al potere: sarà ministro per evitare il carcere

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Lula sfida i magistrati e i milioni di brasiliani che hanno sfilato contro di lui nel fine settimana e decide di tornare al governo. Tratta con la presidente in carica Dilma Rousseff un’alchimia che cerca di risolvere alcuni problemi ormai insormontabili: alla fine viene nominato ministro della Casa Civil, una sorta di premier del governo, coordinatore dei rapporti con i partiti alleati. Per l’opposizione e molti commentatori è un sotterfugio: sarà lui il vero leader del Brasile in quel che resta di questa fallimentare legislatura della Rousseff, tra una crisi economica profonda e la Tangentopoli locale che sta spazzando via il sistema da lui messo in piedi all’inizio dello scorso decennio. Una sorta di commissario. E Dilma? «D’ora in poi sarà una regina d’Inghilterra, ha deciso di rinunciare a governare» è uno dei commenti più diffusi.

Le due ragioni che hanno spinto Lula, dopo una dura trattativa per definire i poteri, ad accettare l’invito della Rousseff sono l’avanzata del processo diimpeachment contro la presidente e il cerchio giudiziario che lo stringe personalmente. Da ministro, l’ex operaio sfuggirà alla giustizia ordinaria, cioè all’agguerrita procura di Curitiba che indaga sulle mazzette Petrobras, perché la legge brasiliana riserva alle cariche politiche la corte più alta, e cioè il Supremo Tribunal Federal. Lula è indagato per un attico e una casa di campagna dove ci sarebbero state regalie interessate di società di costruzioni. Un magistrato di San Paolo ne ha chiesto addirittura l’arresto. Ma nell’avanzata della grande inchiesta su Petrobras, con alcuni dei suoi fedelissimi diventati collaboratori di giustizia pur di lasciare la galera, Lula potrebbe trovarsi presto accusato di molto peggio, e cioè di aver coordinato nomine e finanziamenti illeciti al Pt, il partito che ha fondato negli anni Ottanta e del quale è ancora leader assoluto. Quanto all’impeachment, la Rousseff è costretta ad arrendersi alle superiori capacità politiche del suo mentore. Solo Lula può sperare di smontare i numeri alla Camera e al Senato che condannerebbero la presidente, ormai abbandonata al suo destino da partiti satelliti e leader di svariati interessi locali.
Repubblica
© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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