Al 41 bis Marco de Micco, il boss del clan dei tatuati

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Carcere duro per Marco De Micco, il boss del clan dei tatuati che si fanno chiamare i Bodo, in onore del capo, e che questo nome se lo sono anche impresso con l’inchiostro nella pelle. Il giovane esponente della camorra di Ponticelli è stato trasferito dal penitenziario di Secondigliano a un carcere di massima sicurezza. Cambia per lui il regime di reclusione, con l’applicazione del 41bis, il regime più severo dell’ordinamento penitenziario, che eleva al massimo le restrizioni e i controlli e riduce al minimo i contatti del detenuto con l’ambiente interno ed esterno al carcere.

Troppo pericoloso il giovane De Micco per essere un detenuto comune. Trentaduenne, è in cella da maggio 2013 quando fu arrestato in un ristorante in provincia di Napoli nel bel mezzo di un ricevimento di nozze al quale partecipava tra gli invitati, sfoggiando un look da boss e un Rolex da oltre 30mila di euro che «nella simbologia camorristica – spiegano gli inquirenti – ne distingue lo status di capo». Per gli 007 dell’Antimafia Marco De Micco un capo lo era non soltanto nel modo di vestire o di ostentare lussi e potere ma anche nei dettagli di una realtà camorrista fatta di strategie, affari illeciti, azioni violente. «Il capo indiscusso del sodalizio» almeno sino al momento del suo arresto: è il ritratto che di lui emerge nelle varie inchieste che l’Antimafia ha condotto sui Bodo di Ponticelli, clan nato da una costola dello storico clan Cuccaro di Barra per poi intraprendere una rapida ascesa al potere camorrista dopo l’arresto di Adinolfi e l’inizio della latitanza di Angelo Cuccaro.

Il Mattino

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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