Marano, quei progetti che hanno segnato (in negativo) la storia della città. Tutti targati Bertini

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Sei progetti, sei operazioni, un solo regista e molti protagonisti. Sono le sei opere o progetti che avrebbero dovuto cambiare il volto della città, o quanto meno renderla migliore, e che invece si sono rivelati un flop. Sei opere (anche per l’edilizia privata), tutte ideate tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, e tutte (o quasi) ad altissimo tasso di mafiosità.

Vediamole nel dettaglio.

Area industriale.

Opera progettata dal sindaco Mauro Bertini. Fu lui a nominare, come consulente del Pip, un tecnico (Nico Santoro) vicino ai Cesaro di Sant’Antimo, una cui società si è aggiudicata quell’appalto. Nominato, Santoro, con decreto sindacale, bypassando persino i tanti dirigenti dell’area tecnica di quel periodo. Nella lista dei dirigenti che hanno operato durante la gestione Bertini figura Armando Santelia, rinviato a giudizio nel processo Simeoli-Polverino e assolto per prescrizione del reato. Armando Santelia è l’uomo che ritroveremo anche nell’incredibile vicenda della concessione della Dia con la quale fu avviata la costruzione del complesso residenziale del Galeota. Una parte dell’area Pip, realizzata dalle Iniziative industriali di Sant’Antimo, è stata sequestrata dalla Procura. La Dda di Napoli indaga sui legami tra politici dell’epoca (e non solo) e la camorra locale. I pentiti hanno riferito di un interesse fortissimo del clan Polverino o dei loro sodali.

Complesso residenziale del Galeota.

Altra opera (in questo caso si tratta di edilizia privata) con una concessione edilizia rilasciata quando l’ente era guidato da Mauro Bertini. A capo dell’ufficio tecnico c’era Armando Santelia. Il complesso, che sorse al posto di una splendida masseria, fu realizzato da una società dei Simeoli (lato “Bastone”), poi finita nel mirino della magistratura e dell’Antimafia. Il Comune, soltanto qualche anno fa, ha revocato quella Dia (dichiarazione inizio attività), per cui il complesso è allo stato da ritenersi abusivo.

Giardino dei ciliegi.

Opera pubblica che dovrebbe sorgere nell’area di via Che Guevara. Una piscina, un centro benessere, un punto di ristoro, affidato alla società Giardino dei ciliegi scarl. Società gestita dagli imprenditori edili Sarracino, gli stessi che, assieme all’imprenditore edile Iorio, per anni hanno beneficiato dei fitti dei locali di via Falcone, adibiti ad ufficio tecnico comunale. La convenzione tra il Comune (epoca Bertini) e la ditta dei Sarracino fu siglata tre giorni prima delle elezioni del 2006.

Palazzo Merolla.

Ne abbiamo parlato qualche giorno fa. Il Comune, epoca Bertini, acquistò lo storico edificio dalle mani di una società, Tiziana Costruzioni, nell’orbita della famiglia Simeoli (lato “Ciaulone”). Il titolare di questa società è stato condannato di recente proprio nel processo Simeoli-clan Polverino. La società aveva acquistato il palazzo per la cifra di 300 milioni di vecchie lire; l’ente comunale, invece, lo acquistò, dopo poche ore, alla cifra di un miliardo e 200 milioni di vecchie lire. Entrambe le operazioni si perfezionarono nello studio di un notaio di Grumo Nevano.

Palazzina di via Casalanno.

La Laura sas, società dei Simeoli, realizza una palazzina, adiacente al convento francescano, senza le necessarie autorizzazioni della Soprintendenza. La concessione edilizia è rilasciata dal Comune (epoca Bertini), in particolare dall’ufficio tecnico guidato da Santelia. Il cantiere fu sequestrato dai carabinieri. Da quell’abuso è nata l’inchiesta che ha portato in carcere e alla condanna di Antonio, Benedetto e Luigi Simeoli, fondatori e titolari della Sime costruzioni e di altre aziende del ramo immobiliare.

Ampliamento cimiteriale.

Altro giro, altra corsa. Ad aggiudicarsi l’appalto una società legata al clan dei Casalesi, la Mastromimico di San Cipriano d’Aversa. I titolare, Pasquale e Giuseppe, furono arrestati qualche anno fa. L’ampliamento cimiteriale non è stato ancora ultimato. Si attende il via libera del commissario uscente Fico o dei nuovi commissari.

A queste vicende si potrebbero aggiungere tante altre considerazioni e storie, che hanno bloccato o coinvolto anche altre amministrazioni comunali. I furbetti dell’acqua tollerati per 30 anni, i grandi evasori, la storia, per molti versi oscura, della palazzina di via Platone, la presenza in giunta di personaggi border line o in Consiglio comunale palesemente espressione di famiglie di camorra. Tutto questo è accaduto (è accaduto sul serio) in primis sotto le gestioni Bertini. Quei mali, quelle storie poco chiare si sono trascinate fino ai giorni nostri. Oggi i magistrati napoletani stanno tentando di far luce su alcuni di quei vecchi fatti.

 

 

 

 

 

 

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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