
Il messaggio è semplice: se da una parte è ancora presto per valutare l’impatto effettivo dei «dazi reciproci» americani, dall’altra è certo il danno che provocherebbero «panico e aspettative negative tra i consumatori». Ovvero una «contrazione dei consumi e degli investimenti delle imprese». Per questo Giorgia Meloni, in consiglio dei ministri, ribadisce che la linea italiana rispetto alle nuove tariffe commerciali Usa resta quella della cautela: «Non ne farei una catastrofe, attenzione all’allarmismo».
Tutto questo mentre nella maggioranza si apre un dibattito tra Lega e Forza Italia sull’atteggiamento da tenere nei confronti dell’amministrazione di Donald Trump. Il Carroccio vorrebbe aprire una trattativa bilaterale con Washington senza aspettare le mosse dell’Unione europea. Iniziativa stroncata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, secondo cui è impossibile «negoziare con gli Stati Uniti perché la competenza del commercio internazionale è della Commissione». Nella fattispecie dello slovacco Maros Sefcovic, delegato al Commercio e alla sicurezza economica. Una spiegazione che non convince la Lega, che con il senatore Claudio Borghi che suX aveva attribuito al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la decisione di bloccare le trattative bilateralismentisce il capo della Farnesina: «È invece perfettamente possibile negoziare bilateralmente» con la Casa Bianca, visto che la «competenza Ue è solo per i dazi che si mettono e non che si subiscono». Un botta e risposta che si inserisce nella politica dei toni bassi che Palazzo Chigi adotta dal Liberation day di Trump.