Il reportage. Via Cupa del cane: l’antica arteria muore tra i rifiuti, nell’indifferenza e senza telecamere

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Tra Marano e Chiaiano, nel cuore della selva dove una decina di anni fa sorse la maxi discarica per i rifiuti solidi urbani di Napoli, è un viavai di incivili e gestori di piccole aziende che sversano immondizia a più non posso. Ed è via Cupa del cane in particolare, l’antica arteria, l’epicentro di questo malcostume denunciato ormai da anni. Nei giorni scorsi l’ennesimo sversamento. Bustoni contenenti indumenti usati e scarti di produzione tessile sono stati scaricati da ignoti lungo la strada che separa Marano da Chiaiano. Un lungo rettilineo e tornanti che conducono gli automobilisti alla zona delle cave di tufo. Le antiche cave trasformate, in passato, in discariche e cantieri per le ditte dei rifiuti dalle amministrazioni comunali di Marano e Napoli.

Il tratto di strada, dopo l’apertura della discarica di Chiaiano, fu oggetto di imponente intervento di restyling da parte del Commissariato per l’emergenza rifiuti. Fu rifatto il manto stradale, furono installati cordoli e staccionate in legno, ma nessuno pensò alla cosa più importante: piazzare nella zona, impervia e per nulla illuminata, qualche videocamera di sorveglianza. I furbetti del sacchetto selvaggio, gli incivili e i malavitosi della zona non persero tempo e da allora, approfittando della sicura impunità, non solo hanno devastato e rubato tutto ciò che era stato realizzato ma hanno reso via Cupa del Cane una discarica a cielo aperto. C’è di tutto tra quei tornanti immersi nel verde, nell’ultimo polmone verde a ridosso tra Marano e i quartieri a nord di Napoli: eternit, rifiuti solidi urbani, mobili, pneumatici. Qualcuno rimuove i rifiuti (spesso ciò avviene dopo mille segnalazioni), ma dopo un po’ tutto torna come prima. I residente della zona, che un tempo davano vita anche a cortei e manifestazioni, ora – stanchi e rassegnati – si limitano a postare foto e video sulle pagine dei social network, nella speranza che qualcuno noti e accolga i loro appelli. Il refrain, insomma, è sempre lo stesso.

Dell’installazione di un impianto di videosorveglianza se ne è parlato più volte, ma la strada è per metà di competenza del Comune di Marano e per l’altra dell’ente di Palazzo San Giacomo. Finora le due amministrazioni, entrambe in condizioni di conclamato default finanziario, non sono mai riuscite ad accordarsi e a nulla sono valsi gli appelli al prefetto di Napoli e ad altri organi sovracomunali. Eppure la zona, abbandonata a se stessa da troppi anni e ancora in troppi punti non bonificata, è tra le più belle e amate da ambientalisti, appassionati di storia locale, trekking e lunghe passeggiate.

La flora è ancora rigogliosa, nonostante i privati, i proprietari terrieri della zona si siano spesso piegati alla logica del cemento e del mattone selvaggio. Anni fa, in un comparto denominato C14, all’interno del territorio di Marano, sarebbero dovuti sorgere circa 400 appartamenti. Un business griffato Nuvoletta e Polverino, in quel periodo (anni Novanta-inizio anni Duemila) i clan più potenti di Marano, mai andato in porto per il tempestivo intervento dei magistrati della Procura di Napoli. Da allora le cose, purtroppo, non sono migliorate. Prima la realizzazione delle discariche, mai bonificate, poi gli sversamenti di rifiuti. Scempi favoriti dall’indifferenza di tanti, anche all’interno delle istituzioni. Le sorti di via Cupa del Cane, zona di confine, interessa a pochi.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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