Cosentino condannato a 10 anni: decisivi i racconti del pentito Schiavone

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Il processo in appello fu riaperto per ascoltare l’ultimo pentito d’eccezione che lo aveva chiamato in causa: lo scorso aprile Nicola Schiavone, figlio primogenito del capo dei Casalesi Francesco detto “Sandokan”, puntò l’indice contro l’ex sottosegretario all’Economia (nel Governo Berlusconi) Nicola Cosentino parlando di un appoggio elettorale al politico da parte del suo sodalizio. La testimonianza, non priva di punti dissonanti da quanto dichiarato in altre sedi su alcune circostanze, fu l’ultima di una sfilza di dichiarazioni rese dai pentiti sulle quali la Dda di Napoli costruì uno degli atti d’accusa contro Cosentino. E proprio questo rosario di racconti, nel pomeriggio di ieri, ha spinto i giudici della Corte d’Appello di Napoli a confermare la responsabilità dell’ormai ex coordinatore regionale (in Campania) plenipotenziario di Forza Italia in ordine al reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso in relazione alla gestione, ritenuta politico-mafiosa dall’accusa, di un Consorzio, l’Eco4, che nel Casertano si occupava nei primi anni duemila di raccolta dei rifiuti.

Dieci anni è la condanna disposta dalla Corte, dodici mesi in più rispetto alla sentenza che fu emessa in primo grado dai giudici del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere: allineandosi alla tesi accusatoria, l’Appello ha esteso la contestazioni sino al 2009 (il pg Luigi Musto aveva chiesto 12 anni).

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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