La controffensiva di Donald Trump è partita e il clima è da notte dei lunghi coltelli. Così, dopo la sconfitta elettorale, la prima testa a cadere è quella del capo del Pentagono Mark Esper, uno dei nomi in cima alla lista nera del presidente uscente.
Intanto Trump è pronto a scendere di nuovo in campagna elettorale. Stando a quanto trapela dal suo entourage, si tratta di più di una suggestione, con The Donald deciso a resistere nel fortino della Casa Bianca e a sabotare la transizione verso l’era Biden. C’è da attendersi, insomma, un mese di fuoco in cui sferrare una controffensiva non solo sul piano legale ma anche tornando sul campo, con blitz negli Stati dove ancora si contano i voti e con veri e propri comizi in stile Make America Great Again. Altro che concedere la vittoria, dunque. Anche se non tutti nel suo inner circle sono convinti che questa sia la strada giusta da percorrere. Mentre tra i repubblicani cresce il timore che scatenare una nuova guerra – e su un terreno così scivoloso come quello dei presunti brogli elettorali – possa alla fine danneggiare ancora di più il partito, con la gara per il Senato ancora aperta e che sarà decisa dai due ballottaggi del 5 gennaio in Georgia. Una partita decisiva che potrebbe finire con l’intero Congresso in mano ai democratici. Ma per Trump l’unica via di uscita onorevole da questa situazione resta per ora non arretrare di un millimetro. Ecco allora che sarebbe pronto a nuovi bagni di folla in Georgia, Arizona, Pennsylvania, per sbandierare le prove di elezioni truccate e di una vittoria che gli è stata scippata. Tra queste – raccontano fonti della sua campagna – anche i necrologi di americani che, morti da tempo, risulterebbero tra gli elettori che hanno votato. Anche se finora non si hanno notizie di indagini avviate su episodi del genere. Nel mirino del presidente uscente ci sono soprattutto i voti per posta, che a suo dire sono in gran parte illegali. Il ricorso alla Corte Suprema poi resta una delle carte in mano a Trump, anche se i suoi stessi legali frenano sul possibile successo di tale iniziativa. Considerando anche che è stata proprio l’Alta Corte a dire sì in alcuni Stati al conteggio dei voti anche dopo l’Election Day del 3 novembre.
© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews