Strage del bus ungherese, condanna di 12 anni per l’autista

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12 anni di reclusione ed inibizione perpetua del diritto alla
guida in Italia. E’ il verdetto del processo in rito abbreviato
richiesto da Janos Varga, autista del bus ungherese che, la sera del 20
gennaio del 2019, andò ad impattare contro un pilone del cavalcavia
dell’autostrada A4 Milano-Venezia, all’altezza del comune di San Martino
Buon Albergo,  provocando l’incendio del mezzo di trasporto e la morte
di 17 persone, tra cui 11 studenti. I ragazzi, di età compresa tra i 15
ed i 17 anni, erano di rientro da una settimana bianca in Francia.

Alla presenza di alcuni genitori delle giovane vittime, Varga ha
ricevuto una condanna unica nel suo genere, sulla scia di quanto
richiesto dal PM e dall’Associazione italiana Familiari e Vittime della
Strada Onlus, costituitasi parte civile e titolare di un danno di 20mila
euro più le spese legali. Il giudice Luciano Gorra ha, altresì, accolto
la richiesta del PM Paolo Sachar rinviando a giudizio altre 5 persone
con l’accusa di omicidio stradale: Alberto Brentegani (responsabile di
quel tratto della autostrada A4 Brescia-Padova), Luigi Da Rios (capo
dell’ufficio tecnico e progettista dei lavori di sistemazione dello
spartitraffico centrale e delle barriere, risalenti al 1992), Michele De
Giesi, Maria Pia Guli ed Enzo Samarelli. Questi ultimi affronteranno
l’udienza il 15 dicembre del 2020.
“Giustizia vera. Sono tre anni e mezzo che aspettiamo questa sentenza –
ha detto Alberto Pallotti, presidente A.I.F.V.S. Onlus -. E’ stato
comminato il massimo della pena e corrisposti provvisionali per circa 5
milioni di euro.   La serietà utilizzata dal giudice Luciano Gorra deve
essere monito per tutti i suoi colleghi in Italia e nel mondo. Siamo
riusciti ad ottenere una condanna piena ed un’attenzione mediatica e
sociale davvero importante. In Ungheria verrà sicuramente riaperto il
caso poiché, ed è un dato di fatto, sono state condotte delle indagini
superficiali. La legge, invece, non è stata disattesa nel nostro paese e
le conclusioni a cui si è giunti sono schiaccianti. Ci aspettiamo ci sia
l’appello e saremo in prima linea anche in quella fase perché la nostra
forza è la forza della verità. Abbiamo dimostrato di essere vicini alle
vittime, di investire i fondi a nostra disposizione per chi sta vivendo
un grande dolore, per combattere al suo fianco. Voglio abbracciare le
famiglie ungheresi che si apprestano ad affrontare una nuova fase della
battaglia. Si discuterà sul rinvio a giudizio di Autostrade S.p.A. e
siamo pronti a mettere a disposizioni tutti i nostri esperti legali. Non
vogliamo vengano prese in giro le persone, abbiamo assistito a troppi
scarica barile finora. L’errore esiste ancora, il pilone era  ed è
troppo vicino alla corsia di emergenza. Bisogna allargare i pilastri o
restringere le corsie. Non accetteremo tesi di velocità eccessive del
bus e neanche di adeguatezza della struttura di supporto. I fondi da
investire ci sono perché le autostrade sono a pagamento. E’ indecente
che esitano ancora pericolosità così evitabili nel 2020. L’incidente
stradale non è un tributo per il progresso – conclude -, ma una qualcosa
che avviene a causa di colpe da perseguire”.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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