La magistratura, le correnti e le intercettazioni choc: trasferito Sirignano dopo le parole su Di Matteo

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Archiviata l’indagine di Perugia sul pubblico ministero Luca Palamara, non sono però finite le polemiche. Dopo il deposito degli atti, le vicende che giusto un anno fa hanno causato un terremoto al Csm continuano ad avvelenare il clima nella magistratura.

Seppur non penalmente rilevanti, infatti, le intercettazioni che continuano ad essere pubblicate stanno gettando altre pesanti ombre sul sistema di correnti che domina le toghe e di cui sapeva ben servirsi il pm Palamara. Tra le ultime grane c’è quella che rischia di costare il posto al magistrato della Direzione nazionale antimafia Cesare Sirignano tanto che oggi il Csm ha deciso (con 21 voti favorevoli e 3 a favore dell’archiviazione del caso) il suo trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale.

Questo perché il 7 maggio 2019 Sirignano telefona a Palamara per esprimergli giudizi, tutt’atro che lusinghieri, sul collega Nino Di Matteo. In uno di questi il pm dell’antimafia afferma: “(Di Matteo, ndr) È un mezzo scemo e voi lo avete portato come se fosse il padreterno in croce. Bisogna parlare con Federico (Cafiero De Raho, ndr)” per prendere provvedimenti”. Il “caso” volle che il 26 maggio De Raho estromette Di Matteo dal pool antimafia per aver rivelato, in un’intervista, riflessioni dello stesso pool.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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