Era lo scorso 13 aprile quando il pm Maria Di Mauro, in forza alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, strigliò il sindaco Visconti e la giunta affinché si dessero una mossa sul fronte dello sgombero dei beni abusivi (già acquisiti dal Comune) e dei beni confiscati da assegnare ad associazioni e sfrattati. La sollecitazione arrivò in pubblico, nel corso dell’inaugurazione di una casa famiglia, Casa Donna Maria, sorta in una struttura confiscata a un importante esponente del clan Polverino.
Per quel concerne i beni abusivi, il Comune – attraverso il dirigente dell’ufficio tecnico Di Pace, fissò una data: 30 aprile 2019. Da quel giorno dovevano essere sgomberati gli appartamenti occupati illegalmente (con iter giudiziari già archiviati) di via Platone, via Mallardo, via Sant’Agostino e via Romano, già acquisiti al patrimonio del Comune, in alcuni casi – come per via Sant’Agostino e via Platone – da almeno 20 anni ma con iter perfezionati soltanto nel 2017 (e anche su questo aspetto bisognerebbe aprire una bella indagine) e dopo l’arrivo dei commissari. Casi eclatanti, quelli di via Platone e via Sant’Agostino, per anni dimenticati da tutte le amministrazione comunali, da tutti i sindaci, da tutti i vertici dell’ufficio tecnico e persino dalla magistratura. Nei giorni scorsi l’ufficio tecnico comunale, stretto nella morsa delle indagini della Dda di Napoli, ha deciso di accelerare i tempi, notificando le ordinanze di sgombero agli occupanti delle abitazioni in questione. Ordinanze ad horas come per i residenti di via Corree di sotto. Nei mesi precedenti si era invece cincischiato, sottolineando a più riprese che che occorreva attendere il via libera del comitato per l’ordine e la sicurezza che si tiene di prassi in prefettura.
Le notifiche sono state consegnate nei giorni scorsi, così come avvenuto per via Corree di Sotto, e nelle prossime ore le famiglie dovranno lasciare le loro abitazioni, pena l’intervento delle forze dell’ordine. Due di queste famiglie di via Platone sono già sul piede di guerra e minacciano di “far saltare il palazzo”. Riferiscono, gli occupanti, “che altri inquilini sarebbero giunti negli ultimi anni e che il Comune era al corrente di tutto”. E ancora: “che qualche tecnico comunale li aveva rassicurati sul loro destino”.
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