Tra immobilismo e lotte intestine al Comune. Con i commissari, almeno due dei tre, spettatori non paganti o per nulla interessati a quanto accade accanto a loro.
E’ una delle situazioni più imbarazzanti di cui, nel corso di oltre 15 anni di professione, ci è capitato di dover scrivere. Per risollevare le sorti dell’Ente (almeno un minimo) non sono bastati due prefetti, due viceprefetti e un funzionario ministeriale. Nove mesi di gestione Fico, la prima commissaria che subentrò all’ex sindaco Liccardo, passarono in fretta, tra un trastullamento e l’altro. La Fico – che ne avrebbe fatto volentieri a meno – affondò sotto i colpi del Pip, con tutto quel che ne conseguì dopo il sequestro dell’area di ingresso ai capannoni, dell’incredibile scandalo delle bollette idriche non emesse per tre anni e mezzo e dei morosi o abusivi del mercato ortofrutticolo (fu avviata pure una verifica), delle case popolari e di tutto quel che sappiamo. Andò via con il mal di testa, desiderosa di scappare il più lontano possibile.
Toccò poi a Reppucci e quello che è accaduto è storia nota: il prefetto, amante del dialogo ma concreto quanto un incantatore di serpenti, chiuse più di un occhio su alcune situazioni, specie quelle interne agli uffici, che avrebbero meritato ben altra attenzione ma soprattutto ben altri interventi. Si fece “fregare” sullo sgombero del capannone (abusivo) di via Vallesana, decise di congelare le rotazione negli uffici, premiò (troppo) un funzionario a dispetto di altri. Uno di quelli finiti nell’ultima inchiesta della Procura Napoli nord.
Andato via Reppucci, accasatosi di recente in Calabria, a Marano è sbarcato Francescopaolo Di Menna, molisano doc ma con un passato di studi tutto napoletano. Dal suo arrivo tuttavia, nonostante i proclami di rito, poco nulla è cambiato: le cose, in alcuni settori dell’ente, sono addirittura peggiorate. L’ufficio tecnico è diretto da un solo dirigente sul quale pesa come un macigno una nomina dirigenziale che da molti è definita illegittima. Il soggetto in questione infatti dovrebbe svolgere unicamente (come previsto dalla sua procedura concorsuale) un ruolo da funzionario con specifici compiti: Pip e cimitero e poco altro. Invece lui gestisce tutto: urbanistica, lavori pubblici, igiene urbana e attività produttive, che adesso vogliono dirottare nell’alveo dei settori gestiti da Luigi De Biase. Gestisce (sulla carta) il soggetto in questione, ma chiede pareri su pareri per ogni virgola. Il risultato? Tutto si rallenta o tutto è fermo. Nessuna ripresa dei lavori al cimitero (strombazzata ai quattro venti in autunno), nessuna verifica sulle attività commerciali chiuse ma poi riaperte con procedure che hanno fatto sobbalzare i più e problemi a non finire sul fronte delle strade sconquassate o prive di illuminazione. Un disastro, insomma.
Francesco Pepe, per mesi dirigente illegittimo dell’area urbanistica e da qualche tempo solo sovraordinato, è oberato di impegni ma a Marano (per questioni di contratto) lo si vede al massimo per due giorni alla settimana, durante i quali deve occuparsi di tremila faccende: sgomberi, abusi edilizi, commerciali, Pip e deve (di “stramacchio” direbbe qualcuno) dare una mano pure al soggetto sull’urbanistica.
La sovraordinata Iolanda Di Zuzio, invece, è una figura – al pari del viceprefetto De Caro – che sfugge a qualsiasi categoria interpretativa. La Di Zuzio era stata incaricata di seguire l’intricata vicenda delle case popolari, perlopiù occupate illegalmente. E’ stata bandita una gara per alienarle, ma nessuno ha presentato offerta, anche perché i criteri del bando avrebbero scoraggiato anche il più ingenuo dei potenziali acquirenti. Un fallimento annunciato. Il Comune doveva fare cassa con quella vendita e invece è rimasto con un pugno di mosche. La Di Zuzio, che gira tra gli uffici come se avesse un ruolo di raccordo tra dirigenti e commissari e non da semplice sovraordinata, non si sa di cosa si occupi e quali risultati abbia prodotto. Archiviata la fase della mancata vendita degli alloggi, avrebbe dovuto o potuto avviare l’iter per sgomberare gli occupanti non in regola e invece tutto tace anche su questo fronte.
Su un altro sovraordinato, il colonnello dei vigili De Simone, è stato già scritto tanto. Ha difeso a spada tratta vigili finiti al centro di inchieste, non spostati dal proprio ruolo ma addirittura “premiati” e poco ha fatto e ottenuto sul fronte degli abusi edilizi (che aumentano) e di quelli commerciali. Le dimissioni le avrebbe dovute dare già da mesi, avendo perso anche la fiducia del commissario (Greco) che lo volle a Marano, ma lui è andato avanti per la sua strada come se nulla fosse accaduto.
Chi comanda oggi al Comune, depotenziato lo storico dirigente De Biase, è in realtà Giuseppe Bonino da Angri, un passato da camerata del salernitano e un presente da “grande cerimoniere” del municipio. Entrato nelle grazie di Greco prima, poi di Reppucci e ora di Di Menna, Bonino si muove come un consumato democristiano. Attento a non far del “male” ai dipendenti del suo settore, che non sposterebbe nemmeno se li pescasse con i gioielli della Regina Elisabetta nascosti nei calzini, nel contempo prova a far quadrare i conti del Comune. Tra una cosa e l’altra, oltre ai buoni risultati ottenuti sul fronte degli incassi, gli sono sfuggite parecchie, parecchie cose.
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