Da via Luca Giordano a Milano: la tentazione (forte) dei titolari della pasticceria Bellavia

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La fuga non è solo quella dei cervelli. Anche le pasticcerie serrano i battenti e vanno a cercare maggiore fortuna altrove. «Non c’è altra possibilità, sono scelte di mercato che comunque ci costringono a fare», Luca Bellavia è amareggiato, dopo oltre mezzo secolo deve chiudere la sede di via Luca Giordano, al Vomero. Fitti troppo alti. «Il 16 aprile scade il contratto – racconta – e il proprietario ha alzato il prezzo a quindicimila euro. Raddoppiato rispetto a quello che abbiamo pagato fino ad ora. Per me e i miei fratelli non è più sostenibile restare lì. Già con la pedonalizzazione abbiamo subito un grave colpo, e adesso arrivano questi canoni fuori dal mercato». Il marchio è in via Luca Giordano fin dal novembre del 1967.

Luca Bellavia ora è a Milano. Rappresenta l’altro ramo della storica famiglia di pasticcieri. Nel 1925 il capostipite Antonio si trasferì da Palermo a Napoli portando con sé le ricette vincenti dei dolci siciliani. Non era ancora l’era della globalizzazione e poter mangiare nel cuore di Napoli un buon cannolo o una cassata era una opportunità molto apprezzata dall’alta e media borghesia. Portare la domenica a tavola le specialità palermitane divenne quasi una moda per medici, magistrati e avvocati. Un segno distintivo che all’alba del Ventennio sancì il successo dei Bellavia e della loro pasticceria di Port’Alba. Più tardi, con l’aiuto del primogenito Vincenzo e del secondo Giuseppe, l’azienda si ampliò, aprendo due nuovi punti vendita al Vomero, appunto, e al Rione Alto. Appena qualche anno dopo venne chiuso quello di Port’Alba.

Giunti alla terza generazione della «casata», nel 1991 avviene una scissione che stabilisce prima l’indipendenza commerciale, poi quella produttiva dei due punti vendita. Un ramo della pasticceria Bellavia si stabilisce al Vomero, con tre sedi: una a Piazza Vanvitelli, una in via Luca Giordano e una in via Pigna. Mentre l’altro, che diventa il ramo della Antica Pasticceria Vincenzo Bellavia, con sede in via Fragnito al Rione Alto, apre in piazza Muzii all’Arenella, all’interno dell’aeroporto di Capodichino e in via Giacomo Leopardi a Fuorigrotta. Storia, per entrambi i rami, fatta di successi. Ma ora quello del Vomero rischia di emigrare definitivamente.

«Sono già tre anni – spiega Luca Bellavia – che lavoro a Milano, nella ristorazione. E molti mi chiedono da tempo di trasferire anche la nostra pasticceria. Qui, la sede del nostro negozio è a pochi passi dal Duomo. Paghiamo quindicimila euro di fitto al mese. Ma è un prezzo giustificato per il luogo. Lavoriamo tutti i giorni e siamo nel cuore della metropoli. A Napoli, invece, si lavora solo il sabato e la domenica. I tempi sono cambiati. La gente se ne accorge, i proprietari dei negozi no». E ora cosa farete? «Decideremo con i miei fratelli. Ripeto, la voglia è di chiudere tutto e andare a Milano. Ma amiamo Napoli e cercheremo un altro posto trasferire l’attività. Se ci riusciamo resteremo in città, altrimenti andremo via. È una situazione che non riguarda solo i Bellavia ma anche altri storici marchi. So che molte pizzerie stanno venendo qui e non sanno se manterranno la loro sede a Napoli. Credo che questa fuga rappresenti un enorme impoverimento per la città. Una volta avevamo novantacinque dipendenti. Ne sono rimasti diciassette».

Il Corriere

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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