Gomorra dalla A alla Z. I Mazzarella, il clan cresciuto all'ombra di Michele Zaza

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I fratelli Vincenzo, Gennaro e Ciro Mazzarella (nella foto), nipoti di Michele Zaza, anno dopo anno creano un esercito senza nome di disperati e disoccupati, sbandati e tossici a caccia di ricchezza facile, senza troppa fatica. Molti di loro finiranno in carcere e altri, più sfortunati, in una cassa di legno, sottoterra.

L’espansione dei traffici illeciti, dal commercio delle bionde si passa ben presto all’usura e alle truffe, al mercato degli abiti paralleli, alle scommesse clandestine, determinano un’espansione territoriale che si sviluppa seguendo i vicoli bui che, dall’area orientale di Napoli, portano al cuore della città.

Vincenzo Mazzarella si insedia nel rione Luzzatti, a Poggioreale, mentre il fratello Gennaro inizia a controllare il business del malaffare nella zona del Mercato e del Pallonetto di Santa Lucia, per arrivare fino a Chiaia e alla Torretta, mentre Ciro controlla la zona di San Giovanni a Teduccio. Con loro ci sono parenti e amici d’infanzia che vanno a formare gli organi direttivi del clan.

Il nuovo super clan ben presto si dedica al traffico di droga. Per meglio gestire il business, i Mazzarella stringono accordi con i Giuliano di Forcella, tra l’altro diventano anche parenti (Michele, figlio di Vincenzo, sposa Marianna Giuliano figlia di Loigino detto “O Re”), poi li inglobano sul finire degli anni Novanta e alla fine li sostituiscono alla guida del rione, con i Misso della Sanità, con i Sarno di Ponticelli, creando un mostro a tre teste per contrastare l’Alleanza di Secondigliano.

La piccola famiglia criminale, nata e cresciuta all’ombra del padrino Michele Zaza, diventa così una delle realtà delinquenziali più pericolose e agguerrite del capoluogo, con interessi legali e paralegali nel settore alimentare, nell’abbigliamento e nell’edilizia.

L’espansione territoriale procede, infatti, non solo in direzione del centro di Napoli, dove si avverte la mancanza degli storici gruppi, spazzati via dalle inchieste antimafia, ma anche e soprattutto in provincia; i soldati dei Mazzarella iniziano una lenta e inarrestabile colonizzazione nel Vesuviano (Marigliano, Mariglianella, Brusciano, Castello di Cisterna e Pomigliano d’Arco) sulla quale, da qualche anno a questa parte, la magistratura sta indagando con crescente incisività, e in alcune regioni del Centro (Umbria e Abruzzo).

L’ombra della famiglia di San Giovanni a Teduccio si allunga su una sostanziosa fetta del malaffare cittadino, tanto da suscitare la furia omicida dell’Alleanza di Secondigliano, che ingaggia una guerra senza quartiere per farla sparire dalla mappa della malavita organizzata della Campania.

Sul fronte interno, la cosca dei Mazzarella deve respingere gli attacchi sferrati dai Rinaldi, ex alleati cui è legata anche da vincoli di parentela, che controllano il rione Villa e alcuni territori al confine con Barra. La posta in gioco è sempre una: il controllo del mercato della droga.

L’incessante azione delle forze dell’ordine e della procura antimafia, negli ultimi anni, ha demolito il potere militare della cosca, come dimostrato dai pentimenti di alcuni dei suoi esponenti di maggiore spicco e ridimensionato quello economico, grazie alle indagini patrimoniali che hanno portato al sequestro e alla confisca di ingenti patrimoni illegali, intestati a prestanome ma nelle disponibilità dei capi-camorra e dei loro parenti.

Da recenti inchieste, è emerso che dal solo racket delle estorsioni a Forcella e alla Maddalena, commesso finanche nei confronti di poveri venditori ambulanti, costretti a pagare 70 euro a settimana, e dei commercianti cinesi, il clan incassa oltre 200mila euro al mese, parte dei quali serve a stipendiare gli affiliati detenuti mentre la restante porzione viene investita in attività lecite, come pizzerie, ristoranti e Internet point.

L’espansione territoriale procede, infatti, non solo in direzione del centro di Napoli, dove si avverte la mancanza degli storici gruppi, spazzati via dalle inchieste antimafia, ma anche e soprattutto in provincia; i soldati dei Mazzarella iniziano una lenta e inarrestabile colonizzazione nel Vesuviano (Marigliano, Mariglianella, Brusciano, Castello di Cisterna e Pomigliano d’Arco) sulla quale, da qualche anno a questa parte, la magistratura sta indagando con crescente incisività, e in alcune regioni del Centro (Umbria e Abruzzo).

L’ombra della famiglia di San Giovanni a Teduccio si allunga su una sostanziosa fetta del malaffare cittadino, tanto da suscitare la furia omicida dell’Alleanza di Secondigliano, che ingaggia una guerra senza quartiere per farla sparire dalla mappa della malavita organizzata della Campania, tanto che uccidono il patriarca Francesco 75 enne mentre aspettava fuori dal carcere la scarcerazione del figlio Vincenzo, Una battaglia estenuante, che porterà su Napoli l’attenzione della stampa nazionale e internazionale.

Sul fronte interno, la cosca dei Mazzarella deve respingere gli attacchi sferrati dai Rinaldi, ex alleati cui è legata anche da vincoli di parentela, che controllano il rione Villa e alcuni territori al confine con Barra. La posta in gioco è sempre una: il controllo del mercato della droga.

L’incessante azione delle forze dell’ordine e della procura antimafia, negli ultimi anni, hanno demolito il potere militare della cosca, come dimostrato dai pentimenti di alcuni dei suoi esponenti di maggiore spicco e ridimensionato quello economico, grazie alle indagini patrimoniali che hanno portato al sequestro e alla confisca di ingenti patrimoni illegali, intestati a prestanome ma nelle disponibilità dei capicamorra e dei loro parenti.

Nel 2004, precisamente il 27 marzo, un gruppo di fuoco formato da affiliati del clan Mazzarella, tenta di uccidere Salvatore Giuliano, detto ‘o Russo, per la sua indipendenza, ma invece di uccidere il bersaglio predestinato, ne scaturisce una sparatoria nella quale perde la vita la quattordicenne Annalisa Durante.

Nello stesso anno viene scarcerato, dopo una lunga detenzione, Eduardo Bove, quest’ultimo ha in mente di creare un gruppo autonomo a Forcella, alleandosi con i Misso e con i Sarno ed emarginando i Mazzarella dal quartiere. Tutto fallito: Vincenzo Mazzarella capisce tutto, ed Eduardo Bove viene ucciso nella sua abitazione a Forcella il 5 gennaio del 2005. Per questo omicidio saranno condannati due familiari del boss del rione Luzzatti.

 

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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