Colpo al cuore degli "scissionisti". Quando Cesare Pagano (pochi mesi fa) si dissociò

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“Sono io il mandante di questi omicidi. Chiedo perdono alle famiglie e mi dissocio dalla camorra”. Ha scelto l’aula della Corte d’Assise d’Appello (era il febbraio scorso), il boss degli scissionisti di Scampia Cesare Pagano, per confessare di aver ordinato due delitti commessi nel 2005 e per annunciare la volontà di “dissociarsi” dalla criminalità organizzata.

Nessuna collaborazione con la giustizia, dunque, ma solo il riconoscimento delle proprie responsabilità. “Presto scriverò un memoriale “, ha aggiunto Pagano, assistito dagli avvocati Saverio Senese e Luigi Senese. La mossa di Cesare Pagano segue la confessione in aula di altri tre esponenti di spicco del cartello scissionista: Gennaro Marino, Arcangelo Abete e Ciro Mauriello, che hanno ammesso la partecipazione al duplice omicidio Montanino Salierno che scatenò la faida per la droga con il clan Di Lauro costata oltre 50 morti tra il 2004 e il 2005.

Ma che sta succedendo tra i narcos di Scampia? È quello che si chiedono in queste ore gli investigatori coordinati dal pm del pool anticamorra Stefania Castaldi. Tra i magistrati c’è grande cautela. La scelta di confessare in aula gli omicidi può certamente essere dettata dalla volontà di provare ad evitare la condanna all’ergastolo. Ma potrebbe essere diretta anche a lanciare segnali all’esterno, in un momento nel quale il cartello uscito vincitore dalla faida con il clan Di Lauro si ritrova letteralmente in ginocchio a seguito dell’onda lunga pentimenti, processi e inchieste, da ultimo quella sul riciclaggio che ha portato alla scoperta della presunta “cassaforte” del clan a Dubai.

I capi degli scissionisti (anche se manca ancora all’appello l’altro padrino, Lello Amato) potrebbero dunque voler tentare di chiudere una volta per tutte la pagina di sangue e odio scritta dai delitti della faida. In questo quadro ancora fluido, Pagano ha scelto però una strada diversa rispetto a quella degli altri, parlando espressamente di “dissociazione”.

Proprio come fecero agli inizi degli anni ’90 alcuni imputati come Angelo Moccia, esponente della famiglia di Afragola, che con Pagano ha in comune uno degli avvocati, Saverio Senese, convinto sostenitore di questa linea di condotta processuale alternativa alla collaborazione con la giustizia da sempre fermamente contrastata, invece dalle Procure più esposte sul fronte antimafia, Napoli compresa. Nel memoriale annunciato da “Cesarino”, forse, sarà possibile trovare le risposte agli interrogativi che accompagnano l’autunno dei narcos di Scampia.

La Repubblica

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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