Uno “specchiettista”, secondo quanto riporta Il Roma, sarebbe entrato in azione sabato sera per favorire il sicario e il complice che hanno ucciso Camillo Esposito. In teoria il 29enne potrebbe anche essere stato seguito da casa al salone da barbiere, ma il tragitto da Miano a Scampia non è breve e la vittima avrebbe potuto accorgersene. Molto più agevole per il clan che ha deciso la sua eliminazione, assoldare un informatore e andare a colpo sicuro. Una ricostruzione che ben si adatta alle fasi dell’agguato su cui non ci sono dubbi e che dimostra come tutto sia stato organizzato a tavolino.
Ma chi e perché voleva la morte, molto violenta tra l’altro, di un 29enne senza denunce a carico per camorra e legami organici con clan? Quale sgarro gravissimo avrebbe compiuto Camillo Esposito per subire un agguato con l’esplosione di ben 12 colpi di pistola? E’ ciò che stanno cercando di capire gli investigatori della polizia che conducono le indagini: i poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato Scampia e i colleghi della sezione “Criminalità organizzata” della squadra mobile della questura. Un primo dettaglio importante è già venuto fuori: la vittima ultimamente si era avvicinata alla Vanella Grassi, anche se non si conoscerebbero ancora i dettagli del presunto legame. Una delle ipotesi è che il giovane avesse fatto il salto di “qualità”: da rapine e furti al giro di droga, business unico della zona, rimanendo stritolato da esso.