Mafia: dal 1991 sono 387 i Comuni sciolti, 15 durante il Governo Meloni

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Dal 1991 gli scioglimenti di amministrazioni locali per infiltrazione mafiosa sono stati 387 – quasi uno al mese – su un totale di 463 accessi ispettivi. A snocciolare i dati in Consiglio dei ministri è stato il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, in un’informativa ad hoc sollecitata dal clamore intorno alla vicenda dell’invio della commissione ispettiva a Bari, a tre mesi dalle elezioni, e dello scontro con il sindaco Antonio Decaro. Quindici i Comuni sciolti dal Governo Meloni.

Dei 387 scioglimenti (380 Comuni e 7 Asl) avvenuti negli ultimi 33 anni, ossia da quando è entrato in vigore l’istituto, 133 sono stati decisi dal Governo Renzi a oggi e in un solo caso la magistratura ha annullato il provvedimento. Il Governo Meloni, come aveva già fatto sapere il Viminale nei giorni scorsi. ne ha sciolti 15: 4 guidati dal centrodestra, 3 dal centrosinistra, 8 da liste civiche. In particolare, 5 sono in Calabria (4 lista civica e uno vicino al centrodestra), 3 in Campania (due a tendenza centrosinistra e uno del centrodestra), 4 in Sicilia (liste civiche), uno in Puglia (centrosinistra) e due nel Lazio (centrodestra). Si tratta di Anzio e Nettuno, i primi due Comuni sciolti subito dopo l’insediamento dell’Esecutivo.

I Comuni attualmente gestiti da commissari straordinari a seguito dello scioglimento per infiltrazioni sono 22.Prima di Bari accesso ispettivo in altre 5 grandi cittàPiantedosi ha tenuto a sottolineare come quello di Bari non è il primo caso di una grande città per cui viene disposto un accesso ispettivo: era successo a Roma, dove poi era stato sciolto il XV municipio di Ostia), a Reggio Calabria, a Lamezia Terme, a Foggia e a Castellammare di Stabia, tutti sciolti a seguito della conclusione della procedura. Ma – ha chiarito il ministro – «l’accesso ispettivo non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento dell’ente, bensì mira ad un’approfondita verifica dell’attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che, in quella sede, potranno offrire ogni utile elemento di valutazione». La tesi del Viminale, sin da subito, si è basata sulla presentazione dell’accesso ispettivo come «garanzia» per lo stesso Comune: qualora emergano elementi di compromissione della struttura amministrativa, ha spiegato Piantedosi, «i dipendenti coinvolti potranno essere sospesi o destinati ad altro ufficio».

Le indagini e la via obbligata. Il ministro ha ricordato le due indagini giudiziarie in corso nel capoluogo pugliese che hanno fatto scattare l’accesso ispettivo: una riguarda le attività dei clan mafiosi della città, che ha portato all’arresto di oltre 130 persone accusate di associazione mafiosa, voto di scambio e di aver favorito le attività dei gruppi criminali; l’altra riguarda invece le infiltrazioni mafiose nella Amtab – l’azienda di trasporti partecipata al 100% dal Comune – che nel frattempo dallo scorso 22 febbraio è stata posta dal Tribunale di Bari sotto amministrazione giudiziaria, affidata alla guida di un manager scelto dal giudice. Una nomina avvenuta ai sensi dell’art. 34 del Codice antimafia – ha tenuto a evidenziare il ministro -, norma che prevede che un’azienda venga commissariata se emergono indizi di condizionamento diretto o indiretto delle sue attività economiche da parte delle associazioni criminali, oppure quando agevoli in qualche modo gli interessi dei clan.

Tre mesi di lavoro per la commissione Piantedosi si è difeso dall’accusa di aver deciso di avviare l’accesso ispettivo subito dopo un incontro (immortalato da una foto) con i parlamentari pugliesi di centrodestra, capitanati dal sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto e dal deputato azzurro brindisino Mauro D’Attis. «Un agguato politico», lo aveva definito il sindaco. «Al Viminale è stata ricevuta una delegazione di parlamentari di centrodestra – ha detto il ministro in Consiglio dei ministri – così come è stato ricevuto il sindaco Decaro al quale, nei giorni successivi è stata anche anticipata, per correttezza, la decisione di avviare l’accesso ispettivo». La commissione di indagine nominata dal prefetto di Bari si è insediata lunedì scorso ed è composta da un prefetto in quiescenza, Claudio Sammartino, dal viceprefetto Antonio Giannelli e dal maggiore dello Scico della Guardia di Finanza Pio Giuseppe Stola. «Tutti membri con esperienza specifiche in tema di prevenzione e contrasto alle infiltrazioni mafiose», ha garantito Piantedosi. Il loro lavoro durerà tre mesi, prorogabile per altri tre. Non è detto, dunque, che il verdetto arrivi in pieno eventuale ballottaggio.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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