Il governo presenta il Def. Meloni sceglie la strada della prudenza

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GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
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Nel primo Def (Documento di economia e finanza) che l’esecutivo varerà oggi, il leit motiv sarà “prudenza”. E, dunque, all’insegna del freno a mano tirato, i numeri che segnano la rotta della politica economica saranno più che “prudenti”: la crescita del Pil sarà fissata all’1 per cento, il deficit al 4,5 per cento, rispetto a uno scenario tendenziale che vede il Pil allo 0,9 e il deficit al 4,35. Con uno spazio di manovra che si tradurrà, nella prossima manovra, in un perimetro di azione non superiore ai 2-3 miliardi di euro.

Il messaggio che la premier e il suo ministro dell’Economia vogliono lanciare all’Europa, ma anche alle altre istituzioni finanziarie, come ai mercati, è netto: l’Italia non intende muoversi in maniera avventurosa nella gestione della finanza pubblica. Il problema, che è il rovescio della medaglia, è che per i leader dei partiti della maggioranza l’operazione è una vera doccia fredda. E, al dunque, lo è anche per la stessa Meloni. Tanto più che a spingere in questa direzione è il ritorno, nel 2024, alle regole del Patto di Stabilità, in attesa della sua revisione. Come anche le incognite legate all’attuazione del Pnrr.

La conseguenza della “prudenza” è che ci sarà ben poco da fare per i due capitoli più rilevanti della politica economica meloniana: la riforma delle pensioni e il taglio delle tasse attraverso il riordino fiscale. A meno che, soprattutto sul secondo versante, non si agisca con le forbici sul fronte delle detrazioni e delle esenzioni oggi esistenti.

Il governo, però, dal canto suo, può contare su una situazione più favorevole di quella ipotizzata in autunno. Archiviato al momento il rischio recessione, l’esecutivo stima una crescita programmatica all’1 per cento, più robusta dello 0,6 previsto nella Nadef. Mentre il deficit programmatico, come accennato, sarà al 4,5 per cento segnato in autunno. Per il 2024 il Pil, sempre nel quadro programmatico, sarà previsto a +1,4 e l’indebitamento si attesterà “oltre il 3”. Mentre il debito, dal 144,6 per cento di fine 2022, si attesterà “nel 2025 al 140,9”. Il miglioramento dei conti pubblici, d’altra parte, è stato certificato dalla Banca d’Italia che disegna una situazione di lieve ripresa ad inizio anno: in Italia “l’attività economica sarebbe leggermente aumentata nel primo trimestre del 2023, sostenuta dal settore manifatturiero”. E nella stessa direzione va l’Ufficio parlamentare di bilancio, che, dopo la frenata di fine 2022, nella sua ultima nota congiunturale ha segnalato una “marcata espansione” della nostra economia nel primo trimestre dell’anno in corso.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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