La cattura di Cirillo e la trattativa con il colonnello Sferlazza, l’uomo che indagò sul Pip e i Cesaro

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“La mia vita è finita, 30 anni di carcere, non ce la faccio…”. E’ durata 24 minuti la trattativa tra il tenente colonnello dei carabinieri, Salvatore Sferlazza, e il ricercato Francesco Cirillo, ritenuto affiliato al clan dei Casalesi e condannato – in via definitiva – a 30 anni di reclusione per l’omicidio dell’imprenditore Domenico Noviello, che si era ribellato alla camorra.

L’ufficiale, affacciato al balcone, dopo avere chiesto ai colleghi di allontanarsi, ha cercato in tutti i modi, riuscendoci, a rassicurare Cirillo, che per sfuggire alle manette si era rifugiato sul tetto dell’abitazione tra Acerra e Caivano, dove è stato scovato dai militari dell’arma e dagli agenti della polizia di Caserta. Sferlazzo, oggi in forza al reparto operativo dei carabinieri di Caserta, è l’uomo che ha condotto le indagini sull’area Pip di Marano coadiuvando il pm della Dda di Napoli Maria di Mauro, titolare dell’inchiesta. Sferlazza era il vicecomandante del reparto del Ros di Napoli, che all’epoca (anno 2016) accesi i riflettori sui fratelli Cesaro e sugli altri imputati.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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