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Dopo l’esito delle votazioni sulla piattaforma Rousseau, il grande sconfitto è Davide Casaleggio. Con la vittoria dei sì cade il tabù del limite dei mandati e il no alle alleanze a livello locale. Il M5S si avvia, ormai, a diventare a tutti gli effetti un partito, a discapito della linea politica ortodossa che avrebbe voluto mantenere Casaleggio jr.
Ha vinto, invece, la linea di Beppe Grillo che già dall’anno scorso preme affinché l’alleanza del Pd diventi strutturale. Poco importa se l’affluenza al voto è stata bassa, dal momento che persino Luigi Di Maio si è schierato convintamente dalla parte del sì. Ormai non c’è più nessun ostacolo e persino Nicola Zingaretti gongola. “Si governa da alleati e non da avversari”, ha detto il segretario del Pd che, però, non vede di buon occhio la ricandidatura di Virginia Raggi. Casaleggio, dal canto suo, ufficialmente ‘abbozza’ e si rallegra per la “grande partecipazione degli iscritti che sono il vero organo decisionale del Movimento” anche se, come fa notare l’HuffPost, sperava che, fissando il voto per il giorno prima di Ferragosto, ci sarebbe stato un tale astensionismo tale da determinare la vittoria dei no.
Un altro grande sconfitto è Alessandro Di Battista che, al momento, tace. Al suo posto, è stata la sua fedelissima Barbara Lezzi ad esprimersi con un post contro “le alleanze con i partiti nei territori. Non perché sia pregiudizialmente contraria ma perché ritengo che si debba definire un metodo solido, con regole certe e trasparenti, criteri convincenti per i nostri elettori”.
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