Il terremoto giudiziario a Sant’Antimo. Le intercettazioni: “I Cesaro vollero perdere le elezioni del 2017 per non destare sospetti””

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Nella competizione elettorale del 2017 il centrodestra di Sant’Antimo, feudo della famiglia Cesaro, rimedia una sconfitta. Castiglione, storico uomo dei Cesaro, appoggia infatti Aurelio Russo del centrosinistra al ballottaggio aiutandolo in tal modo a vincere contro Corrado Chiariello, forzista e fratello dell’ex giornalista di Sky Paolo.

All’indomani della sconfitta elettorale, però, nel clan Puca, da sempre egemone nel paese, serpeggia un dubbio: i Cesaro, in particolare il senatore Luigi, hanno perso volutamente? Non avrebbero stretto i soliti accordi, non avrebbero investito il denaro necessario, come successo nelle due precedenti tornate elettorali. Il dubbio è che l’abbiano fatto per allontanare da loro stessi il sospetto che le loro vittorie fossero legate all’appoggio del clan Puca. Vogliono allontanare da se stessi i riflettori della procura di Napoli. Ne è convinto Francesco Di Lorenzo, referente politico del clan e per anni vicino ai Cesaro, che nei giorni successivi sembra essere fuori di sé e viene intercettato a colloquio con Luigi Puca. Il 28 giugno 2017 le cimici li intercettano mentre abbozzano alcune ipotesi. Ed è proprio Puca a mettere la pulce nell’orecchio a Di Lorenzo.

A suo giudizio i Cesaro hanno perso volutamente le elezioni. Ma perché? Dopo anni di collaborazione, tutto a un tratto le inchieste – che in quel periodo avevano colpito pesantemente i fratelli di Luigi, Raffaele e Aniello (inchiesta Pip Marano) – hanno fatto diventare scomodi i metodi utilizzati da Di Lorenzo, ovvero la compravendita dei voti.

Un fatto acclarato e che induce lo stesso Puca a rimproverare Di Lorenzo del fatto che abbia acquistato voti alla luce del sole e tale comportamento avrebbe potuto creare problemi ai Cesaro che per questo l’avrebbero poi mollato. Per Puca la sconfitta, insomma, è stata orchestrata a tavolino.

Il 3 luglio 2017 Di Lorenzo viene intercettato mentre parla con Antimo Petito, meglio noto come Mimmo. Con lui si lamenta del fatto che Antimo (Cesaro, ndr) non aveva ancora pagato per la campagna elettorale. “Che vuole fare l’intelligente? Piglia le mazzate”, spiega alterato all’amico.

Il giorno successivo, in un’altra conversazione, racconta invece di aver incontrato Armando Cesaro (figlio di Luigi) e Gianluigi Di Ronza, storico uomo di fiducia dei Cesaro. In quell’incontro dice di aver minacciato di passare da un’altra parte politica se i loro accordi non fossero stati più validi. Per gli investigatori è il chiaro segnale che tutta la famiglia Cesaro fosse a conoscenza degli accordi elettorali stipulati con un rappresentante di spicco del clan Puca. Qualche mese dopo, in altre conversazioni, spiega che Antimo gli aveva promesso prima 25 mila euro e poi di coprire anche un’ulteriore spesa di 23mila euro per la campagna elettorale. A mesi di distanza non aveva più visto quei soldi e così aveva scelto di rompere definitivamente con i Cesaro. Una frattura che però, secondo gli inquirenti della Dda di Napoli, sarebbe stata creata ad arte dai Cesaro per provare a tagliare ogni legame con il clan di Sant’Antimo. Una mossa che non ha sortito gli effetti sperati.
 
© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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