Suolo pubblico, market abusivi, gazebo e ordinanze di chiusura: il grande caos delle attività commerciali di Marano. Benvenuti nella grande anarchia

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Siamo ben oltre l’anarchia. Siamo all’impazzimento, alla confusione generale, dove ognuno dice la sua, dove si dice tutto e il contrario di tutto. Dove si consente tutto e il contrario di tutto.

Il Comune – che per anni ha dormito e ha dormito soprattutto chi era deputato ai controlli – emette ordinanze di chiusura di attività commerciali abusive o non in regola, ad horas (cioè subito), ma queste sono state fatte rispettare dopo settimane o mesi. In almeno tre casi commissari e dirigenti comunali si sono dovuti rivolgere persino ai carabinieri per portare a casa il risultato.

Ma entriamo nello specifico, soprassedendo sulle vecchie vicende che avrebbero meritato quanto meno un approfondimento dell’autorità giudiziaria, che di Marano si ricorda solo per vicende legate al narcotraffico e poco altro, quando invece c’è e ci sarebbe tanto da indagare.

C’è un market, in larghissima parte abusivo, i cui titolari hanno ricevuto il diniego definitivo (definitivo) per la pratica di condono presentata, mai corredata dal pagamento degli oneri richiesti. Il titolare del market, dopo mesi di tira e molla, ha smantellato le strutture per le quali c’era stata un’ordinanza di demolizione ma continua a nicchiare su tutto il resto, nonostante qualche tecnico comunale sostenga che l’immobile rimasto in piede e dove ancora oggi si svolge l’attività commerciale non è più condonabile.

Un tecnico comunale sostiene che la pratica non può essere riaperta, il sovraordinato del settore non ricorda e deve approfondire, un funzionario sostiene un’altra cosa ancora e così, da due mesi e mezzo, forse tre, non se ne viene a capo. Stessa musica per una struttura (ortofrutta) già chiusa in passato, poi riaperta ma mai regolarizzata a pieno. Da sette mesi va avanti il balletto. La vicenda è stata vagliata da dirigenti, sovraordinati e tecnici e ognuno, da noi interpellato, ha sempre sostenuto che la situazione non era e non è a norma.

Altro guazzabuglio: i gazebo commerciali. In piazza del Plebiscito si è rasentato il ridicolo. Un bar ha chiesto e ottenuto di poter installare un gazebo nella piazzetta che un tempo fungeva da area di sosta per gli autobus. Ebbene il titolare – che ha incassato l’ok di vigili e settore commerciale – prenota e fa installare la base del gazebo. Qualche giorno dopo il dirigente dell’area tecnica, Pasquale Di Pace, e il sovraordinato Pepe, si accorgono che quell’occupazione è in contrasto con il Codice della strada. Ma come? Non c’era stato il parere dei vigili? Certo, ma non si erano accorti che quel gazebo avrebbe di fatto avrebbe chiuso un varco stradale.

E allora cosa accade? Il commerciante è costretto a rimuoverlo, ma pochi giorni dopo torna alla carica e allora, con il placet dei vertici dell’ufficio tecnico, ottiene di poter piazzare il gazebo in un’area poco distante da quella individuata in precedenza. Gli operai si mettono di nuovo a lavoro e per installarlo sono costretti a rimuovere una panchina comunale, a quanto pare con il via libera degli uffici dell’ente cittadino. Risultato? Ora il gazebo è quasi al centro della piazza. Ma non fu approvato, poco meno di un anno fa, un regolamento comunale che tra l’altro si soffermava anche sugli aspetti legati al decoro di strade e piazze?

Ma andiamo avanti. Pochi mesi fa i commissari, con un annuncio in pompa magna, sottoscrissero un’ordinanza con la quale si chiariva che i commercianti pizzicati ad occupare suolo pubblico sarebbero stati non solo multati ma anche chiusi. Pochi giorni dopo l’ordinanza la municipale sanziona una ventina di esercizi. Nessuno, però, viene chiuso nemmeno per un’ora. L’ordinanza non viene applicata, nonostante in passato sia stato fatto da altri dirigenti del Comune, e finisce tutto miseramente nel dimenticatoio.

Morale della favola? Sul commercio, a Marano, nessuno vuole sbilanciarsi: ognuno fa di testa sua. Ufficio tecnico, attività produttive, municipale, commissari sembrano viaggiare ognuno scollegato dall’altro. Ognuno ha una tesi, ognuno dice la sua, ognuno hai il suo parametro. La verità? Il commissario Greco ha tentato di dare una regolata alla cosa e qualcosa, a “botte di fischi e pernacchi”, è stato pur fatto, specie sul fronte dell’occupazione di suolo pubblico abusivo, ma ormai si sta “scocciando” pure lui viste le continue difficoltà.

Di fatto il commercio e le regole che ne disciplinano l’attività restano un tabù per il comune di Marano. Nessuno vuole inimicarsi i negozianti. Nessuno vuole arrivare ai provvedimenti più drastici. Di Menna e la De Caro non hanno mai voluto approfondire la questione, anche in presenza di palesi anomalie e stranezze. All’area tecnica e alle attività produttive, poi, è un macello. Comandano sempre gli stessi ed è evidente che i vertici dei settori sono in balìa di ciò che affermano tecnici e funzionari spesso poco propensi a far rispettare le norme o quanto meno poco aggiornati.

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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